"La Cina è in grado di raggiungere l'obiettivo di una crescita dell'8% anche nel 2009, finché continua ad adottare le giuste misure e ad applicarle": lo ha dichiarato il premier cinese Wen Jiabao durante il discorso di apertura della sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese. Wen ha mescolato cautela ed ottimismo: "Il paese va incontro a sfide senza precedenti,- ha detto ancora il premier- la crisi globale sta peggiorando e continua ad allargarsi. Questo potrebbe essere l'anno più difficile per l'economia del nostro paese dall'inizio del 21simo secolo, ma siamo sicuri di riuscire a superare tutte queste difficoltà". Molti analisti indicano una crescita annua dell'8% come l'obiettivo minimo che Pechino deve assolutamente raggiungere per evitare disoccupazione e sconvolgimenti sociali. Nel 2008 il PIL cinese si è attestato a quota +9%; un risultato che risente largamente della crisi globale e del crollo della domanda di beni cinesi da occidente, e che rappresenta il primo calo sotto le due cifre dal 2002. L'ultimo trimestre dello scorso anno era stato particolarmente pesante, con una crescita del "solo" 6.8% che aveva lasciato presagire foschi scenari per il futuro. Mercoledì i mercati di tutto il mondo avevano registrato forti rialzi, in seguito alle voci secondo cui Wen Jiabao avrebbe annunciato nuove misure straordinarie da affiancare al pacchetto di stimolo da 4mila miliardi di yuan (circa 464 miliardi di euro) che il governo aveva varato nel novembre scorso. L'annuncio non c'è stato, ma il premier ha dichiarato che il deficit di bilancio arriverà a quota 950 miliardi di yuan (circa 110 miliardi di euro), una somma che rappresenta il 3% del PIL e un notevole passo avanti rispetto allo 0.4% del 2008. La Cina intende anche mantenere "fondamentalmente stabile" il tasso di cambio dello yuan e Wen si è detto "ottimista" rispetto alle prime risposte che arrivano dal mercato al pacchetto di stimoli economici: i prestiti bancari sono aumentati e gli indici manifatturieri danno qualche segnale di ripresa. I funzionari cinesi stimano in circa 20 milioni i lavoratori delle province rurali rimasti disoccupati in seguito alla chiusura di migliaia di fabbriche del manifatturiero e alla bolla economica nel settore immobiliare. Si stima anche che i neolaureati senza lavoro potrebbero presto raggiungere quota sei milioni. "Miglioreremo tutti i sistemi che consentono di rilevare le minacce alla stabilità sociale del paese- ha concluso Wen- per essere in grado di prevenire e gestire al meglio qualsiasi incidente di massa".