Pechino, 18 dic. - L'accordo è "impossibile" o è necessario un accordo "equilibrato, giusto e ragionevole"? Sono ore febbrili nell'ultimo giorno del vertice ONU sui cambiamenti climatici a Copenaghen, dove il premier cinese Wen Jiabao è arrivato mercoledì e ha tenuto ieri un discorso che ha parzialmente cambiato le carte in tavola fino a quel momento. Se infatti prima di allora il vertice sembrava (e sembra tuttora) bloccato dai veti incrociati, le parole di Wen hanno aperto un piccolo spiraglio rispetto a quanto era stato dichiarato precedentemente dai negoziatori cinesi. "È necessario un accordo equilibrato, giusto e ragionevole" ha detto appunto il premier cinese, che ha anche difeso l'impegno della Cina a tagliare l' 'intensità carbonica' (cioè il rapporto tra PIL ed emissioni) tra il 40 e il 45% entro il 2020 sostenendo che "richiederà enormi sforzi". Nello stesso tempo, però, stamane Wen ha disertato un meeting di alto livello tra 20 leader mondiali, incluso il presidente USA Barack Obama, mandando un funzionario al suo posto. Con un'intervista telefonica all'agenzia di Stato Xinhua pubblicata in cinese, il premier aveva fatto sapere che a suo avviso rimanevano irrisolte cinque grandi questioni: il documento base degli accordi, gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio, la fattibilità del piano, gli obiettivi di lungo periodo, i finanziamenti ai paesi meno sviluppati, sottolineando che "la questione più urgente e rilevante è accelerare il lavoro di consultazione per stendere il testo dell'accordo". Se, insomma, nulla di definitivo pare ancora emergere dai lavori, molte speranze sono riposte negli incontri bilaterali in corso questo pomeriggio, durante il quale si svolgerà un faccia a faccia Obama-Wen. Basterà a intaccare la tradizionale posizione cinese, che comporta una ferma ritrosia ad obiettivi fissati all'estero?