Pechino, 5 ott.- "L'Unione Europea deve guardare a Oriente nei fatti, e non solo a parole": se ieri il presidente Ue Herman Van Rompuy ha aperto così i lavori del vertice Europa - Asia, i riflettori erano tutti puntati su Wen Jiabao, primo dei leader non europei a prendere parola al summit. Il premier cinese ha mantenuto salde le posizioni del Dragone, nonostante le pressioni europee su una più ampia rivalutazione dello yuan: "Dobbiamo mantenere i tassi di cambio delle più importanti valute di riserva relativamente stabili- ha detto Wen - e intensificare la coordinazione delle politiche macroeconomiche, gestendo con cautela i tempi e i modi delle strategie d'uscita dalle misure straordinarie di sostegno all'economia. Dobbiamo lavorare insieme per promuovere la crescita economica mondiale".
Immediate le reazioni europee, espresse dal leader dei ministri delle Finanze dell'Eurozona Jean Claude Juncker: "Riteniamo che lo yuan sia notevolmente sottostimato- ha detto Juncker- e che ciò contribuisca agli squilibri negli scambi globali. Per questo vogliamo che
Lo yuan, una moneta non convertibile, è stato saldamente ancorato al dollaro dallo scoppio della crisi globale, per poi approdare a un maggiore tasso di oscillazione nel giugno di quest'anno; mossa che gli ha garantito una rivalutazione del 2% sul biglietto verde, che USA e Ue ritengono ancora troppo lieve per non concedere alla Cina un vantaggio sleale negli scambi commerciali ed economici con l'estero. E mentre dall'Europa si invoca uno yuan "basato sulle leggi del mercato", la lezione cinese è già stata imparata da altri stati: nelle ultime settimane il Giappone è intervenuto sui propri tassi di cambio per la prima volta in sei anni, dopo l'accusa rivolta a Pechino di aver condotto lo yen ai massimi dell'ultimo quindicennio tramite il massiccio acquisto di bond nipponici; una strategia simile a quella messa in campo dal Brasile più o meno nello stesso periodo. "Siamo al centro di una guerra delle valute" aveva dichiarato il ministro delle Finanze brasiliano Guido Mantega la scorsa settimana, ed è facile intuire che oggi, ultimo giorno del summit, le pressioni europee su Wen Jiabao si intensificheranno. Ieri il premier cinese ha incontrato per 25 minuti il suo omologo nipponico, Naoto Kan, nel primo faccia a faccia dopo la controversia sulle isole Diaoyu- Senkaku, contese da entrambi i paesi, che aveva congelato la temperatura delle relazioni Pechino- Tokyo. Domani, Wen Jiabao volerà a Roma per la cerimonia di inaugurazione dell'Anno Culturale Cinese in Italia.
di Antonio Talia
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