Superare le secche della crisi grazie ad una burocrazia più snella e un'economia più fluida: è la matrice comune di due iniziative lanciate dal Consiglio di Stato di Pechino e dal sindaco di Shanghai. Al centro di tutto ci sono le procedure per ottenere i permessi di residenza: il sindaco di Shanghai Han Zheng ha presentato nei giorni scorsi un progetto che consentirà agli stranieri più importanti per il tessuto economico della città, i cosiddetti "esperti qualificati", di guadagnare un permesso di residenza permanente. "La nostra città diventerà una scena capace di attirare talenti da tutto il mondo e di metterli in condizione di lavorare al meglio e di avviare il loro business" ha dichiarato Han alla fine della sessione annuale del Congresso del Popolo di Shanghai, specificando che tutti i dettagli della nuova norma saranno annunciati entro la fine di marzo. Secondo le prime anticipazioni, gli stranieri che puntano a ottenere lo status di "esperti qualificati" devono risiedere in città già da qualche tempo ed essere in possesso di un permesso di residenza temporaneo, pagare le tasse presso la municipalità di Shanghai, ed essere liberi da qualsiasi pendenza penale. Ma se Shanghai è sveglia Pechino non dorme certo sugli allori, e mentre la capitale economica pensa agli espatriati quella politica si occupa degli immigrati interni, quantomeno i più colti. Il Consiglio di Stato, di fatto la prima autorità amministrativa del paese, ha chiesto a tutte le città (con l'eccezione di Pechino, Shanghai, Tianjin e Chongqing) di far cadere ogni restrizione sui permessi di residenza per i laureati cinesi, consentendo loro di andare alla ricerca di un lavoro dove lo ritengono più opportuno. La caduta del tradizionale sistema di registrazione della residenza, o "hukou", implica un impatto enorme; specialmente per milioni di neolaureati che finora erano spesso obbligati a lavorare nella comunità in cui avevano conseguito il loro titolo di studio o a richiedere nuovi permessi con una certa frequenza. "I laureati sono un'importante risorsa- si legge nel documento del Consiglio di Stato- e tutti governi locali devono dare assoluta priorità al loro collocamento, anche adottando misure innovative". E la libera circolazione dei lavoratori è più che innovativa: è rivoluzionaria.