VINI A PECHINO: ROMA BATTE PARIGI

VINI A PECHINO: ROMA BATTE PARIGI

Pechino, 23 dic. - A Pechino Italia batte Francia, almeno sul fronte dei vini: nella prestigiosa asta che si è tenuta due settimane fa per il pubblico di Bank of China Private Banking, organizzata da Beijing Jiutai Boyuan, le bottiglie del Belpaese hanno sbancato.

Trionfalismo in tempi di magra per i commerci italiani all'estero? I dati parlano chiaro: a guidare la classifica c'è uno stock di 6 bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva 2004, prodotto da Canalicchio di Sopra, venduto per 40mila yuan (pari a circa 4837 euro). Seguono sul podio I Sodi San Niccolò 2003 di Castellare di Castellina, battuti a 22mila yuan (2660 euro) e Giulio Ferrari 2001, Ferrari, venduti a 19mila yuan (quasi 2300 euro).

Ma più in generale, l'asta ha sancito un trionfo per tutti i vini italiani: delle dieci etichette provenienti dal nostro Paese – tra cui ad esempio Barbaresco Roncaglie 2008 di Poderi Colla o Amarone 2006 Corte Sant'Alda- neanche una è rimasta invenduta, con prezzi medi attorno ai 12 mila yuan (1450 euro). Il pubblico selezionato da Bank of China Private Banking non ha mostrato altrettanto entusiasmo per i vini d'Oltralpe: nessuno, ad esempio, ha portato a casa le bottiglie di Chateau Lafite presentate all'asta.

"In Cina è la prima volta in cui i vini italiani riescono a battere i vini francesi in un'asta di questa importanza- spiega ad AgiChina24 Edward Liu, general manager di SinoDrink, l'importatore che sta portando alla ribalta in Cina le case vinicole dello Stivale.

Secondo Liu, il risultato non è dovuto solamente ai prezzi inferiori: "Il pubblico che ha partecipato all'asta di Bank of China è tutto formato da cultori - spiega il general manager di SinoDrink-, tutta gente in grado di riconoscere le diverse sfumature della qualità e del gusto di un vino. Il risultato è un ottimo segnale per i vini italiani, che si stanno diffondendo sempre di più tra gli intenditori cinesi, sebbene in ritardo rispetto a quelli provenienti dalla Francia".

Diverse indagini di mercato mostrano che il consumatore di vino medio, in Cina, ha meno di quarant'anni, dispone di un reddito medio-alto, è curioso di sperimentare gusti diversi, insegue gli status symbol. Oggi, la Cina è il paese con il più alto tasso di crescita dei consumi al mondo. Secondo fonti domestiche, entro il 2011 la Cina diventera' l'ottavo mercato vinicolo mondiale con un consumo complessivo di un miliardo di bottiglie l'anno. Cifre enormi, di fronte alle quali i produttori stranieri- che oggi coprono solo il 6% della domanda domestica- devono necessariamente approntare una strategia adeguata di penetrazione del mercato.

"Bisogna far conoscere la tradizione dei vini italiani, la loro storia, ed essere in grado di distribuirli adeguatamente- spiega Liu- solo così si può guadagnare la fiducia del consumatore cinese, che sta diventando sempre più esigente ed esperto".

di Antonio Talia

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