VERSO LA FILANTROPIA D'IMPRESA

Shanghai, 02 nov. - La saga della filantropia in Cina non conosce confini. Si combatte a suon di scandali – tra i più famosi quelli che hanno macchiato la carriera di attori come Zhang Ziyi e Jackie Chang o l'ultimo in ordine di tempo che ha messo in crisi la credibilità della croce rossa cinese - donazioni plateali, filantropi anonimi e iniziative nate con le migliori intenzioni e poi rovinate dalle complicanze della burocrazia come nel caso della One Foundation di Jet Li. Il tutto sullo sfondo di un incessante lavorio dei media e della rete che si attribuiscono ormai il ruolo di arbitro della situazione. A completare il quadro, i frequenti richiami governativi all'integrità, che in in questi ultimi giorni stanno assumendo la forma di un progetto politico.
La torta in effetti è di quelle ricche. L'ultima edizione della lista dei 100 più generosi filantropi redatta da Hurun, l'osservatorio sui super ricchi cinesi, parla di un totale di 70 miliardi di Rmb elargiti in donazioni nel solo 2010.
Che il richiamo lanciato l'anno scorso ai miliardari della terra di mezzo da Bill Gates e Warren Buffett - due che di filantropia se ne intendono - e accolto con una certa freddezza dai destinatari, abbia finalmente sortito qualche effetto? Non è da escludere che le pressioni esterne abbiano giocato un ruolo, ma c'è di più dietro al raddoppio delle offerte, registrato rispetto all'anno precedente.
Un trend osservabile da qualche tempo è la tendenza della filantropia cinese a organizzarsi in una forme mutuate dall'occidente ma dotate dal consueto tocco cinese. Tra queste il fenomeno più interessante è costituito dalle fondazioni private d'impresa, passate da qualche centinaio nel 2005 alle1,977 del 2010.
Diversamente da quanto accade in occidente, il timore dello scrutinio pubblico è talmente diffuso in Cina che il legame tra fondazione ed azienda promotrice è spesso tenuto celato. Si scopre quindi ad esempio che dietro la Kai Feng Foundation, opera il colosso Great Ocean Group o che Haicang Charity Foundation è emanazione dell'Highsee Group, gigante dell'industria pesante.
Quanto a tipologie, secondo la regolamentazione in vigore dal 2004 le fondazioni private si distinguono da quelle "public offering" perchè non possono avere accesso a fondi di provenienza pubblica. Nascono quindi come entità, con capitale iniziale di almeno due millioni di Rmb, iniziativa di ricchi imprenditori come nel caso del "re del vetro" Cao Dewang (presidente della Fuyao Glass Group) e del figlio che hanno investito nella loro He Ren Foundation il 60% del pacchetto azionario di famiglia oppure in una forma rappresentata dalle "corporate foundation" tout court. Si tratta di entità create generalmente per migliorare l'efficacia delle iniziative filantropiche delle imprese di cui sono emanazione, com'è il caso della Narada Foundation, legata all'omonimo gruppo con business che spaziano dall'edilizia all'energia e alle infrastrutture. Che si tratti di iniziative di singoli o di scelte manageriali a sostenere finanziariamente le fondazioni possono essere i profitti aziendali o assegnazioni annuali o pluriennali.
Altra distinzione non irrilevante all'interno dell'universo delle imprese private cinesi e non solo, è quella tra fondazioni "grant making" o erogative – la maggiorparte - che forniscono cioè i fondi per implementare progetti ad altri attori impegnati sul territorio come la Youcheng (in inglese Youchange) Foundation, che si mostra molto attiva nei progetti di sviluppo delle comunità e di alleviamento della povertà. Al contrario, le fondazioni operative, gestiscono direttamente i progetti che finanziano, creando strutture apposite che finiscono col sostituirsi ai dipartimenti di responsabilità sociale delle aziende stesse come per la Tencent, tra le maggiori compagnie informatiche cinesi, padrona di QQ, il programma di instant messaging più popolare del paese e la sua Charitable Foundation.
Dove finiscano i fiumi di denaro che sempre più consistenti che riempiono le casse delle fondazioni cinesi non è interrogativo da poco. Le emergenze, che certo in Cina non mancano, si sono di recente confermate quale la destinazione privilegiata degli aiuti. Ruolo decisivo nell'indirizzare la scena filantropica nazionale in questa direzione, lo ha avuto il terremoto del Sichuan del 2008 con tutta la pressione mediatica che lo ha accompagnato. Secondo la logica che si è instaurata, grande afflusso di denaro hanno quindi attirato catastrofi come il sisma di Yushu, le inondazioni e gli smottamenti che hanno investitio la contea di Zhouqu o la carestia che ha colpito il sudovest del paese di recente. Ma il campo degli aiuti di emergenza è complesso e necessita di una particolare expertise che non tutte le fondazioni o gli enti a cui fanno riferimento possiedono. Il risultato è che si investe troppo e male in emergenze e questo finisce per andare a discapito di programmi di intervento di più lungo respiro e di maggiore efficacia. Nella hot list delle donazioni alle emergenze seguono i progetti per l'istruzione nelle zone disagiate e quelli più generici contro la povertà. A sorpresa non tutto rimane entro i confini della madre patria e una fetta consistente di denaro attraversa le frontiere del paese, come è stato nel caso dello tsunami in Giappone.
La forma, costituzione degli organi statuari delle fondazioni e relativa governance rappresentano, e non solo in Cina, un tasto dolente nella gestione delle fondazioni private. Capita spesso infatti che il board non preveda la partecipazione di elementi esterni all'azienda, che personale e sedi e risorse siano condivise, mettendo in tal modo a rischio l'indipendenza e l'integrità dell'operato della fondazione e del suo modello organizzativo. L'indipendenza non è comunque una caratteristica delle fondazioni che seppur private non sono libere di operare scevre dal controllo governativo. Si assiste anzi alla nascita di un binomio tra settore privato e pubblico in cui il primo si pone come una "longa mano" capace di spingersi laddove governo, nelle sue molteplici emanazioni e corpi non riesce ad arrivare o non ha le capacità per farlo. Una partnership, questa, che qualora venisse gestita e correttamente regolata, anche dal punto di vista legale, nasconde grandi potenzialità per il futuro sviluppo cinese ma che, se così non fosse, rischia di trasformarsi in un boomerang per l'operato delle fondazioni private del paese.
di Nicoletta Ferro
(Questa è la prima parte del dossier Filantropia in Cina)
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