di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 2 mar. - La Cina si prepara alla settimana di avvio dei lavori della Conferenza Consultiva Politica del Popolo, che comincia domani, e dell'Assemblea Nazionale del Popolo, al via il 5 marzo, con aspettative ridotte sulla crescita per il 2015. Già nei giorni scorsi, la stampa nazionale aveva avvertito opinionisti, analisti e cittadini informati, che da quest'anno l'enfasi sul dato numerico sarà ridotta, rispetto al passato, per concentrarsi sulla qualità della crescita, il cruccio della classe dirigente che vuole coniugare una ripresa dei consumi interni con un made in China focalizzato sull'innovazione invece che sulla riproduzione seriale.
Il Global Times nei giorni scorsi aveva tracciato una mappa delle riforme che ci si attende dalla doppia sessione di Ccppc e Anp, elencando i grandi temi che sono da tempo, o anche solo di recente, al centro delle attenzioni della politica cinese, come l'agricoltura, oggetto del documento numero uno del 1 febbraio scorso, o la giustizia, al centro del dibattito del quarto plenum di ottobre scorso. Sono invece temi con cui la Cina fa i conti da molto tempo quelli della lotta alla corruzione, entrata nel terzo anno di attività, o dello hukou, il sistema di registrazione familiare che di fatto discrimina i lavoratori migranti rispetto ai residenti urbani e oggi al centro di un progetto pilota di riforma attuato in 62 centri tra città e villaggi.
Ci sono poi i grandi temi affrontati dall'attuale classe dirigente, come le riforme del sistema finanziario, su cui la classe dirigente pone molta attenzione, anche se permangono molte perplessità. "Il futuro economico è ancora incerto - spiega ad Agichina Edward Friedman, Chair Professor di Scienze politiche all'Università del Wisconsin, esperto di poltica cinese - Bolle immobiliari e finanziarie potrebbero esplodere. Interessi di parte potrebbero bloccare riforme di cui c'è bisogno. Come risultato, le opinioni sul futuro economico della Cina spaziano da chi ritiene che ci sarà una crescita inferiore a quella dell'India, come alcuni dati suggeriscono stia già accadendo, a chi teme una stagnazione come in Giappone dopo l'esplosione della bolla finanziaria, 25 anni fa".
Il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha in più occasioni ribadito che la Cina non corre rischi di hard landing per la propria economia, anche se le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono per il gigante asiatico un ulteriore rallentamento nella crescita al 6,8% quest'anno, e al 6,3% nel 2016. Già lo scorso anno, Li Keqiang si era detto flessibile sull'obiettivo da raggiungere per il 2014, "attorno al 7,5%", e il dato numerico della crescita - da decenni metro di giudizio per promozioni di funzionari locali e cartina di tornasole per i politici a livello centrale - dovrebbe essere ancora meno importante durante la prossima Assemblea Nazionale del Popolo. "La sfida più grande per la Cina non è se possa arrivare a un numero prestabilito, ma la qualità della crescita, che è ciò che renderà, o non renderà, la traiettoria della crescita sostenibile - sostiene Guy de Jonquieres, senior fellow presso lo European Center for International Political Economy (Ecipe) - I motori della crescita in Cina stanno cambiando, anche se rimane molta incertezza su quali essi siano e su che cosa li influenzi".
Il doppio appuntamento politico di questa settimana si apre con una nuova teoria politica, destinata a segnare il futuro dello sviluppo del Paese a livello economico e politico, quella dei "quattro onnicomprensivi", ovvero il pensiero di Xi jinping, già accennato a dicembre scorso e da qualche giorno al centro delle attenzioni dei media nazionali. Le quattro categorie al centro della teoria sono lo sviluppo sociale, lo stato di diritto con caratteristiche cinesi, la severità nella conduzione del partito e le riforme del sistema cinese. Sull'effettivo apporto teorico del pensiero targato Xi Jinping si sono già manifestati i primi dubbi. "I "quattro onnicomprensivi" sono più conservatori sia delle "Tre Rappresentanze", che si focalizzavano sulla produzione e sull'apertura del partito ai cittadini, sia della teoria dello "Sviluppo Scientifico", maggiormente incentrata sugli aspetti sociali dello sviluppo" spiega Sara Hsu, Research Director presso l'Asia Financial Risk Think-tank e assistente di Economia alla State University of New York at New Paltz. Ben più importanti, invece, saranno le ripercussioni delle riforme in settori chiave dell'economia. "La Cina è sulla strada per continuare a riformare il settore dei servizi, aprire alcuni settori a un aumento della competizione e forse migliorare la catena di valore in termini di servizi offerti - conclude l'analista - E' possibile un'attenzione particolare sull'aumento dei consumi interni e sull'urbanizzazione, sul cambiamento di modello delle imprese di Stato, e sulla riforma del sistema finanziario".
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