Usa e Cina divisi dall'interventismo
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Usa e Cina divisi dall'interventismo

Usa e Cina divisi dall'interventismo

Politica estera. I differenti approcci: bisturi e ago
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Le differenze politiche e strategiche su questioni di sicurezza, economia e rapporti transatlantici non sono semplici diversità di interessi o di agende ma hanno basi profonde in separate tradizioni culturali. Se mai un consenso può essere stato raggiunto tra europei, americani e cinesi ciò deve partire anche dalla realizzazione di tali diversi approcci ai problemi. Questo forse uno dei tratti principali emersi nel triangolo Cina, Europa, Usa organizzato da Aspen Italia, Aspen America e Scuola centrale del partito comunista cinese a Venezia.
Per gli americani le questioni internazionali si incentrano su una lista di problemi da risolvere, Iran, Corea del Nord, Birmania, Mar cinese meridionale. Su questi fronti Washington chiede a Pechino di schierarsi esercitando sanzioni, influenza, pressioni di vario tipo fino a contemplare comunque la possibilità di arrivare all'opzione militare. Ma Pechino si sottrae, limitando sanzioni, ponendo veti e certamente guardando con estremo sospetto alla possibilità dell'opzione militare. I motivi sono diversità di interessi, ma anche diverse visioni del mondo, che sembrano originare dalle due diverse antiche tradizioni mediche. Quella americana e occidentale ha origine nella tradizione medico-filosofica greca, che crede nell'intervento risolutivo, una volta per tutte, attraverso un'operazione chirurgica che implica l'uso del coltello, lo spargimento di sangue del malato. Il tumore o il brufolo una volta eleminato dà la guarigione al paziente.
In Cina invece la tradizione medico-filosofica è diversa: crede a lunghe pratiche di minime applicazioni esterne attraverso aghi che non feriscono o tagliano il paziente, è l'agopuntura che serve a rimettere in moto il qi, il soffio vitale, della persona. Qui non si deve spargere sangue cosa che anzi ferirebbe il qi e sarebbe controproducente.
I due approcci alla politica estera sembrano simili. L'America, e l'occidente, crede che interventi militari chirurgici possano essere risolutivi, e si usa l'aggettivo con orgoglio come se lo ripulisse o anestetizzasse dal suo sporco passato di guerra. La Cina invece crede che la guerra non risolva niente, anzi rischia di aggravare la situazione sul campo, e si debba invece cercare di mettere in moto forze interne che cambino la situazione dall'interno, con minimi interventi esterni. In altre parole da una parte c'è il bisturi dall'altra l'ago.
In medicina da decenni ormai esperti di entrambe le parti stanno lavorando a una riconciliazione delle due scuole. Per i malesseri cronici, che la tradizione occidentale non riconosce come malattie e non sa come affrontare si può usare la medicina cinese, che invece pensa occorra agire prima dello scoppio del malessere. Per i casi estremi invece, dove la tradizione cinese è impotente, si usa il metodo occidentale.
Rimane il problema delle tante aree grigie, dove le due tradizioni possono intervenire entrambe. Qui ci sono ulteriori differenze di sistema che definiscono in maniera separata cosa sia il successo. I sistemi occidentali mossi e spronati ogni giorno dai titoli dei giornali, dalle televisioni, vogliono risultati chiari e in tempi brevi: la caduta del regime in Iraq, la morte di Gheddafi. Il sistema Cina può permettersi il lusso di pensare in tempi più lunghi.
La Cina crede poi in risposte di lungo periodo che debbano essere comprensive, non la semplice detronizzazione di Kim Il-sung dalla Corea del Nord, ma pensare a quale sia o debba essere la geografia politica dell'Asia orientale dopo Kim: ci sarà una Corea unita? Le truppe americane a sud resteranno o andranno via? La nuova Corea sarà pro o anticinese? Pro o anti giapponese? La soluzione temporanea quanto risolve o invece quanto aggrava il problema?
Concretamente in otto anni di amministrazione Bush il maggiore successo di politica estera è stata forse la non-azione in Corea del nord invece dell'azione in Iraq. L'Asia orientale ha agito normalmente al di là di minuscole frizioni intorno a Pyongyang. In Iraq invece si sono spesi centinaia di miliardi, si combatte ancora una sanguinosa guerra civile che ha fatto migliaia di morti e si è di fatto concesso all'Iran di allargare la sua influenza.
Oggi poi per risolvere un intervento sbagliato in Iraq gli Stati uniti vogliono un nuovo intervento chirurgico in Iran. Ma dal punto vista cinese ciò è semplicemente non credibile, al di là delle diversità di interessi nazionali tra Usa e Cina.
Questo spazio di comprensione culturale apre anche uno spazio politico di intervento dell'Europa che è scettica spesso della quasi frenesia interventista americana, ma certo non sostiene la quasi non-azione cinese. Questo spazio potrebbe dare un ruolo necessario all'Europa tra Usa e Cina, che invece rischia di essere esclusa da Usa e Cina sempre più attratti l'uno dall'altro lungo le coste del Pacifico.
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30/10/2011
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