ADV
Pechino, in realtà, è già un partner cruciale per Teheran: da quando società europee come Royal Dutch Shell, Repsol, OMV e Total stanno abbandonando progetti importanti come il South Pars, – particolarmente remunerativo sul fronte della conversione di gas naturale in gas liquefatto- China National Petroleum Corporation è l'unico investitore straniero rimasto in campo. L'Iran, inoltre, costituisce il secondo produttore di greggio all'interno del cartello OPEC, ma è privo di una vera capacità di raffinazione: Hossein Nogrekhar, viceministro dell'Energia di Teheran, ha reso noto la scorsa settimana che il totale degli investimenti cinesi nel settore ha ormai raggiunto quota 40 miliardi di dollari, e che Pechino sta valutando la possibilità di realizzare altre sette raffinerie. Gli Stati Uniti ritengono che le importazioni di petrolio raffinato che l'Iran è costretto a sostenere costituiscano uno dei punti deboli della nazione, sul quale fare leva on le sanzioni, ma mentre molte società occidentali hanno interrotto gli scambi, la Cina non sembra intenzionata a fare altrettanto. E, se davvero il Dragone ha ormai sorpassato l'America diventando il primo consumatore mondiale di energia –come riferito due settimane fa dall'International Energy Agency –, il "bisogno di sicurezza energetica" è sempre più urgente.
© Riproduzione riservata
ADV
Condividi
ADV