UOMO SI DA' FUOCO A PIAZZA TIAN'ANMEN

Pechino, 17 nov.- Il fatto è successo alla fine del mese scorso, ma la notizia è emersa solo mercoledì: il 21 ottobre un uomo si è dato fuoco a Pechino, proprio a Piazza Tian'anmen, in quello che è il primo eclatante atto di protesta avvenuto nel luogo simbolo della politica cinese da diversi anni a questa parte.

 

Il primo a scrivere della vicenda è stato il quotidiano britannico Daily Telegraph, che ha pubblicato alcune foto dell'uomo in fiamme che giaceva in terra a poca distanza dal celebre ritratto di Mao Zedong, immagini scattate da un lettore inglese. Subito dopo, il quotidiano Global Times  -unico tra i media cinesi- ha fornito maggiori particolari: l'uomo è un quarantaduenne dal cognome comunissimo, Wang, è stato soccorso da un poliziotto munito di estintore e non è in pericolo di vita.

 

"Circa alle undici del mattino del 21 ottobre un uomo di nome Wang si è avvicinato a Jinshuiqiao e si è dato fuoco- si legge nel secco comunicato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza pubblicato dal Global Times- i funzionari di polizia presenti sulla scena hanno estinto l'incendio in pochi secondi e spedito l'uomo in ospedale".

 

Secondo quanto riferito dal Global Times, il tentativo di suicidio non avrebbe motivazioni politiche: Wang, originario della provincia dello Hubei, si sarebbe dato fuoco per protestare contro il risultato a lui sfavorevole di una decisione  del tribunale civile. Wang, insomma, sarebbe uno dei tanti "petitioner", i cinesi che dopo aver perso una causa –spesso per il reintegro di qualche forma di compensazione economica- si ritrovano sul lastrico e attuano disperate forme di protesta: qualche mese fa una donna in una situazione simile ferì al braccio una giornalista italiana, proprio in Piazza Tian'anmen.

 

Ma se l'ultimo caso di autocombustione nella zona risale al febbraio 2009- quando  tre persone si diedero fuoco in un'automobile vicino Wangfujing, a qualche chilometro da Piazza Tian'anmen- per lungo tempo nessuno prima di Wang era riuscito ad attuare una forma di protesta così estrema proprio nel cuore politico di Pechino: nel 2003 furono cinque persone –tra cui una bambina di dodici anni – a cospargersi di benzina e incendiarsi, tutti appartenenti al movimento religioso fuorilegge Falun Gong.

 

Nonostante il luogo scelto da Wang per inscenare il suo drammatico tentativo -la piazza simbolo della sanguinosa repressione della rivolta studentesca del 1989- il suo gesto non ha nulla di politico, almeno in senso stretto. Ma quel che è sicuro è che una catena di auto-immolazioni sta scuotendo la Cina, nonostante la scarsa attenzione dei media locali: dal 2009 sono 12 i monaci buddisti che si sono dati fuoco per protestare contro il governo di Pechino.

 

di Antonio Talia

 

© Riproduzione riservata