Un quarto delle riserve cinesi dirottate in Europa

I l segreto su quanto la Cina detenga in debito europeo è ben custodito: la stessa agenzia Xinhua ha ribadito ieri che in questo campo l'attività della banca centrale non trapela all'esterno e si può solo ipotizzare che stia già diversificando dall'area del dollaro. Vari economisti ipotizzano che si possa trattare di una quota vicina a un quarto delle sue riserve, cioè oltre 700 miliardi di dollari. Un ammontare che appare destinato a crescere ora che il mito del dollaro e dei Treasuries è stato sfatato dall'iniziativa di Standard & Poor's, tanto che su vari blog finanziari impazzano le ironie secondo cui sta diventando Pechino – interessata a un'alternativa al dollaro di scala comparabile – "la migliore garanzia per la tenuta dell'euro".
Viene reso noto il volume complessivo delle riserve valutarie cinesi, che praticamente ogni mese ritocca il precedente record ed è arrivato a superare l'equivalente di 3.200 miliardi di dollari a fine giugno. La percentuali in dollari è stimata dagli analisti vicino al 70%, di cui circa 1.159,8 (secondo dati americania fine maggio) in Treasuries. Per contro, il Giappone – secondo creditore Usa – ha visto salire dell'1,1% il valore delle sue riserve a luglio al record di 1.150 miliardi di dollari, di cui oltre mille miliardi in titoli (912,4 miliardi in Treasuries). A partire dall'anno scorso si è notato un aumento relativamente consistente – anche se non lineare – dell'acquisto di titoli di stato nipponici da parte cinese, ma il valore assoluto resta modesto. Inoltre Pechino tende a preferire l'acquisto di titoli a breve alleggerendo parzialmente, in contemporanea, il possesso di Jgb a lungo termine.
Mentre vari paesi europei accoglierebbero con sollievo e favore un interesse cinese per le loro obbligazioni, Tokyo ha mostrato di non gradire affatto che gli sforzi di diversificazione di Pechino si indirizzino verso i suoi bond, per evitare ulteriori pressioni rialziste sullo yen che danneggerebbero la ripresa della sua economia.
La Cina resta sicuramente indietro rispetto ad altri stati nel detenere riserve in oro, che ammontano a 1.054 tonnellate (a fine marzo), solo l'1,6% del totale. Una quantità che è meno di un ottavo rispetto a quella posseduta dagli Usa (e meno della metà rispetto all'Italia). Un fenomeno la cui spiegazione ufficiosa sta nel fatto che è molto ampia la richiesta di oro da parte di aziende cinesi e di privati: il governo non intende quindi mettersi in competizione con loro provocando ulteriori fiammate dei prezzi che, in ultima analisi, sarebbero dannose per l'economia. Per molti analisti, comunque, nei prossimi anni anche la banca centrale cinese metterà più oro nei suoi forzieri.

09/08/2011