Un'illusione pensare che ci salvi la Cina
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Un'illusione pensare che ci salvi la Cina

Un'illusione pensare che ci salvi la Cina

CAVALIERI ROSSI
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Nel settembre 1976 moriva Mao. La Cina era economicamente a terra e politicamente dilaniata dal conflitto tra l'ala moderata e riformista e quella radicale e ultrasinistra del partito comunista. A 35 anni di distanza, è la vecchia Europa a essere malata. Al tempo della mitologia greca, Europa fu sequestrata con inganno da Zeus. Ai giorni nostri, l'hanno avvelenata, con raggiro come nel caso della Grecia, i debiti sovrani dei paesi euro-mediterranei. Da più parti, soprattutto al di fuori del Vecchio continente, s'invoca, per liberarla, l'aiuto dell'Asia titanica che ha visto salire la sua quota nell'economia mondiale dall'8% del 1980 al 24% attuale. Già, perché a sfuggire dalla morsa di quei debiti, e così salvare l'euro, poco può la sua parte più forte, la Germania, che poi tanto robusta non è, essendo appesantita dall'invecchiamento della popolazione e gravata da un debito pari all'83% del Pil, più alto che in Francia e Regno Unito. Dal 2016, il disavanzo tedesco non potrà superare la soglia dello 0,35% del Pil. Dal 2020, al governo non sarà concesso di gestire bilanci in rosso. Il bilancio sempre in pareggio, quale che sia lo stato di salute in cui versa l'economia, può suonare sgrammaticato agli economisti, eppure è un comportamento che gode di popolarità tra i tedeschi.
Asia è madre di due Titani, la Cina e l'India, cresciuti rispettivamente del 69% e del 47% tra il 2005 e il 2010, contro il 5% dell'economia americana e il 4% dell'Eurozona. L'Italia in crisi debitoria ha già volto lo sguardo verso la Cina che ha fatto da apripista al capitalismo imprenditoriale asiatico. E oggi il dipanarsi della vicenda economica italiana s'incrocia con le decisioni sull'Europa dei cinesi che fino a ieri ci hanno visti più come concorrenti che nei panni di un partner affidabile. Da un lato c'è la Cina delle imprese che decidono sul cosa e sul quando investire in Italia. Dall'altro, la Cina istituzionale e dei fondi sovrani che governa non solo il Paese, ma che presiede allo sviluppo del continente asiatico. È soprattutto dalla volontà e dall'impegno del governo cinese che dipende un maggior coinvolgimento del G-20 e dell' Fmi nell'operazione di sostegno dell'euro. Gli europei esitano a chiedere un aiuto esterno, ma di giorno in giorno mostrano crescenti debolezze per riuscire da soli a districarsi dai nodi del debito. Il Fondo europeo di stabilità finanziaria, nonostante la ricapitalizzazione, procede a un passo troppo lento rispetto al deteriorarsi della crisi.
I Paesi europei drogati dal debito pubblico andrebbero curati, non uccisi. Purtroppo, il medico Bce dispone per statuto di una sola medicina: quella che dovrebbe prevenire l'insorgere dell'inflazione. Non sta al medico preoccuparsi degli effetti collaterali, della recessione che è minacciosamente di nuovo alle porte del Vecchio Continente. E, per giunta, i moralizzatori tedeschi (quelli che puntano il dito contro i peccatori greci e italiani, accusati di sperperare le risorse pubbliche producendo un'enorme montagna di debito) impongono alla Bce di intervenire anche quando non è in vista un incendio inflattivo. Certo è che non si salverà il "soldato Ryan" (l'Unione Europea e l'euro) invocando la morale.
Con 3,19 trilioni di dollari in riserve valutarie il governo cinese potrebbe facilmente addentare il nostro debito. Tuttavia, sono i cinesi a non volerlo, con una stragrande maggioranza (il 74,5%) che si dichiara contraria all'acquisto di nostre obbligazioni governative. E fa da cassa di risonanza dell'opinione pubblica la stampa cinese, con il China Securities Journal che ha scritto: «È uno spaventoso buco nero la crisi del debito pubblico in Europa. Quale che fosse la quantità di denaro iniettata, non si otterrebbe risultato alcuno». Eppure, la Cina potrebbe venirci in soccorso perché, altrimenti, la crisi finirebbe col tracimare dagli argini europei e quindi a soffrirne sarebbero anche la sua crescita robusta, quella dei Paesi emergenti e le nuove rotte commerciali Sud-Sud che connettono Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina.
piero.formica@gmail.com
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09/11/2011
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