Un'illusione pensare che ci salvi la Cina
Asia è madre di due Titani, la Cina e l'India, cresciuti rispettivamente del 69% e del 47% tra il 2005 e il 2010, contro il 5% dell'economia americana e il 4% dell'Eurozona. L'Italia in crisi debitoria ha già volto lo sguardo verso la Cina che ha fatto da apripista al capitalismo imprenditoriale asiatico. E oggi il dipanarsi della vicenda economica italiana s'incrocia con le decisioni sull'Europa dei cinesi che fino a ieri ci hanno visti più come concorrenti che nei panni di un partner affidabile. Da un lato c'è la Cina delle imprese che decidono sul cosa e sul quando investire in Italia. Dall'altro, la Cina istituzionale e dei fondi sovrani che governa non solo il Paese, ma che presiede allo sviluppo del continente asiatico. È soprattutto dalla volontà e dall'impegno del governo cinese che dipende un maggior coinvolgimento del G-20 e dell' Fmi nell'operazione di sostegno dell'euro. Gli europei esitano a chiedere un aiuto esterno, ma di giorno in giorno mostrano crescenti debolezze per riuscire da soli a districarsi dai nodi del debito. Il Fondo europeo di stabilità finanziaria, nonostante la ricapitalizzazione, procede a un passo troppo lento rispetto al deteriorarsi della crisi.
I Paesi europei drogati dal debito pubblico andrebbero curati, non uccisi. Purtroppo, il medico Bce dispone per statuto di una sola medicina: quella che dovrebbe prevenire l'insorgere dell'inflazione. Non sta al medico preoccuparsi degli effetti collaterali, della recessione che è minacciosamente di nuovo alle porte del Vecchio Continente. E, per giunta, i moralizzatori tedeschi (quelli che puntano il dito contro i peccatori greci e italiani, accusati di sperperare le risorse pubbliche producendo un'enorme montagna di debito) impongono alla Bce di intervenire anche quando non è in vista un incendio inflattivo. Certo è che non si salverà il "soldato Ryan" (l'Unione Europea e l'euro) invocando la morale.
Con 3,19 trilioni di dollari in riserve valutarie il governo cinese potrebbe facilmente addentare il nostro debito. Tuttavia, sono i cinesi a non volerlo, con una stragrande maggioranza (il 74,5%) che si dichiara contraria all'acquisto di nostre obbligazioni governative. E fa da cassa di risonanza dell'opinione pubblica la stampa cinese, con il China Securities Journal che ha scritto: «È uno spaventoso buco nero la crisi del debito pubblico in Europa. Quale che fosse la quantità di denaro iniettata, non si otterrebbe risultato alcuno». Eppure, la Cina potrebbe venirci in soccorso perché, altrimenti, la crisi finirebbe col tracimare dagli argini europei e quindi a soffrirne sarebbero anche la sua crescita robusta, quella dei Paesi emergenti e le nuove rotte commerciali Sud-Sud che connettono Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina.
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09/11/2011