Un'eredità da 12 miliardi $
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Un'eredità da 12 miliardi $

Un'eredità da 12 miliardi $

La città. Il lascito più importante: una rete infrastrutturale ultramoderna - Già oltre 64,5 milioni di visitatori
di lettura
di Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
A quindici giorni dal fischio finale, hanno già varcato l'ingresso dell'Expo 64.589.600 visitatori, cifra record superiore anche all'affluenza complessiva di Osaka '70. Impressionante l'exploit di ieri 16 ottobre: oltre un milione di visitatori in un solo giorno (1.001.500 alle ore 18 locali).
L'obiettivo degli organizzatori dell'esposizione più maestosa, scenografica e costosa della storia era di portare 70 milioni di persone a vedere la manifestazione. Ci siamo quasi: la Cina è il paese dei grandi numeri e, alla fine, il target dovrebbe essere raggiunto. A costo anche di andare nelle campagne a caricare la gente sui pullman e portarla gratis a vedere l'Expo, seguendo una tecnica già sperimentata con successo a Pechino 2008 per riempire gli spalti delle gare olimpiche meno gettonate dal pubblico. Oppure di estendere l'accesso alla manifestazione anche dopo la chiusura ufficiale: proprio in questi giorni, il Comitato shanghainese ha annunciato che i 4 padiglioni più importanti (tra questi, ovviamente, quello cinese) resteranno aperti a tempo indeterminato dopo la cerimonia di chiusura del 31 ottobre.
L'importante è che le promesse della vigilia siano rispettate. D'altronde, esattamente come Pechino con le Olimpiadi 2008, sull'Expo di Shanghai 2010 la Cina si gioca la faccia, la credibilità e l'onore. E sebbene si tratti di un evento meno attraente e prestigioso delle Olimpiadi, per la leadership cinese la sua importanza non è inferiore a quella dei Giochi. Anzi, alcuni sostengono l'esatto contrario. Posto che entrambe le manifestazioni hanno attivato investimenti infrastrutturali per circa 45 miliardi di dollari (giusto per avere un termine di paragone con altre edizioni dell'Expo, si pensi che per organizzare Aichi 2005 il Giappone spese solo 3 miliardi di dollari), «i benefici economici che Shanghai ricaverà dall'Esposizione 2010, stimati complessivamente intorno a 12 miliardi di dollari, saranno 3 volte e mezza superiori di quelli di conseguiti da Pechino», osserva Chen Xinkang, professore della Shanghai University of Finance and Economics. Niente male per una manifestazione che in passato ha lasciato in eredità alle città ospitanti pesanti passivi finanziari, se non addirittura delle voragini.
Il confronto con le esperienze del passato è un esercizio con cui la Municipalità di Shanghai, e anche il Governo centrale, hanno iniziato a cimentarsi fin dal 2002 quando la Perla d'Oriente si aggiudicò l'organizzazione dell'Expo. Con un imperativo categorico molto chiaro: pensare e strutturare l'Esposizione Universale 2010 in modo da essere sicuri fin dall'inizio di evitare disastri annunciati come quelli commessi a Montreal, New Orleans o Siviglia.
Basta guardare la fisionomia e la posizione della gigantesca area (5,5 chilometri quadrati) su cui sorge l'Esposizione, per capire che Shanghai ha fatto la cosa giusta. Grazie a una rivoluzione urbanistica senza precedenti, il parco dell'Expo è stato costruito dentro la città e per la città. «Non c'era altra scelta e, in ogni caso, è stata la scelta migliore perché ha evitato di costruire nuovi corpi urbani che un domani sarebbero rimasti estranei al tessuto cittadino», spiega Hongxia Wang, esperta di urbanistica dell'Accademia delle Scienze Sociali.
Con quali forme e modalità il parco dell'Expo resterà dentro la città è ancora da vedere. Se all'inizio il Comitato Organizzatore sembrava propenso a tenere in piedi i padiglioni più belli (magari in scala ridotta), ora invece l'ordine è di radere quasi tutto al suolo. Sull'area attualmente occupata dall'Expo resteranno i quattro edifici più importanti, tra cui il Crystal Palace che frattanto ha soppiantato la Pearl Tower come simbolo della città. La parte restante sarà destinata alla creazione di polmoni verdi di cui la città ha un grande bisogno e allo sviluppo di quartieri residenziali.
A prescindere da questo, Shanghai potrà contare sicuramente su una nuova, potentissima rete infrastrutturale. Una rete che ha cambiato il volto della città e che oggi fa invidia al mondo. «L'organizzazione dell'Expo ha accelerato di una ventina d'anni lo sviluppo di Shanghai – spiega Wang – senza portare alla costruzione di inutili cattedrali nel deserto». Gli shanghainesi, che presto saranno 20 milioni, ne godranno per diverse generazioni a venire. Ai 70 milioni di pellegrini che visto l'Expo se ne sono tornati nelle campagne (la manifestazione era stata studiata per i cinesi e, infatti, il 97% dei visitatori sono cinesi), invece, resterà l'orgoglio di essere stati con la loro presenza piccoli protagonisti di una delle pagine più brillanti della storia contemporanea cinese.
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Sulle rive dello Huangpu
L'area dell'Expo 2010 occupa 5,28 chilometri quadrati lungo le due sponde del fiume Huangpu, che attraversa la megalopoli di Shanghai. I padiglioni sono riuniti in 12 gruppi: otto nella sezione Pudong (4 metri chilometri quadrati) e quattro in quella di Puxi, dalla parte opposta del fiume. In media, ciascun padiglione è in grado di ospitare fra le 40 e le 45 unità espositive. Quello italiano si trova nella zona C (sono cinque in tutto), area di Pudong, insieme al resto dell'Europa, all'America, all'Africa e a un parco divertimenti della dimensione di dieci ettari



La presenza regionale al Padiglione Italia dell'Expo di Shanghai / 1

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Sul social network QQ
Padiglione Italia gettonato sul più importante social network cinese
Il secondo padiglione più grande
Con una superficie totale di oltre 11mila metri quadrati per 18 di altezza, quello italiano è il secondo padiglione più grande dell'Expo, dopo quello cinese
Ingressi sostenuti
Il Padiglione Italia è in grado di accogliere fino a 4mila visitatori all'ora. Il tema scelto è "La città dell'uomo": un progetto di città del futuro in cui il concetto di vivibilità sia protagonista
L'Italia degli Innovatori
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17/10/2010
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