di Giovanna Tescione
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Roma, 3 dic. – “Uno spartiacque che ha sollevato dubbi sull’attuale sistema di produzione economica”, così l’attore italo-cinese Yang Shi ha definito in un’intervista ad AgiChina la tragedia di Prato quando sette operai cinesi persero la vita in un rogo divampato un anno fa in un capannone-dormitorio di un’azienda di ‘Pronto moda’ cinese.
A un anno dalla tragedia, avvenuta la domenica del 1 dicembre 2013 alle sei e trenta del mattino, la città di Prato ha voluto commemorare con una serie di incontri e attività organizzate insieme dalla comunità cinese e italiana, tra queste una mostra fotografica dal titolo ‘Per non dimenticare immagini da via Toscana’ di Chiara Benelli. Presente anche Yang Shi che lunedì sera davanti al Macrolotto di via Toscana ha letto i nomi delle vittime e raccontato le storie di persone partite dalla Cina con il sogno di una vita migliore per la propria famiglia e per questo disposti a vivere, e lavorare, in capannoni fatiscenti e dormire in loculi in cartongesso, come quelli trovati sul luogo dell’incendio; nel sottofondo le urla e i pianti dei parenti e i riti di preghiera buddisti ed evangelisti.
Anche il presidente Giorgio Napolitano ha voluto ricordare la tragedia e in una lettera indirizzata al sindaco di Prato, Matteo Biffoni, dove ha parlato di “rispetto delle leggi e dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Letta dallo stesso sindaco durante una conferenza stampa tenuta nel salone consiliare del Comune di Prato e che ha preceduto le attività di commemorazione, la lettera ha rappresentato un input per accendere i riflettori su una situazione che non è cambiata.
“Un’azienda su tre risulta ancora non in regola”, ha commentato Biffoni, mentre l’ex sindaco di Pistoia Renzo Berti, ora responsabile dei controlli per conto della Regione, ha fornito i dati che disegnano una situazione ancora preoccupante. Le ispezioni condotte negli ultimi tre mesi su oltre 859 imprese cinesi dalle forze dell’ordine e dall’Asl hanno portato alla luce 85 dormitori abusivi, 63 cucine, 17 depositi di bombole di gas, 184 impianti elettrici usurati e oltre 200 macchinari non in regola.Ha rinnovato, invece, l’impegno delle istituzioni cinesi il nuovo console cinese a Firenze Wang Fu Wo.
“Qualcosa è stato fatto” - ha affermato Yang Shi - “dopo la tragedia è nato un tavolo consultivo tra la regione e la realtà produttiva pratese. Dopo quell'evento è nato il cosiddetto ‘Patto di fiducia’, uno strumento legislativo che permette alle aziende che vogliono regolarizzarsi di firmare il patto con la regione e di ottenere più tempo per far sì che nell’azienda non ci siano più dormitori, cucine e impianti elettrici vecchi e pericolosi. Le aziende che firmano il Patto lo fanno anche grazie ad un progetto di comunicazione che vede diversi enti partecipare e di cui anche noi facciamo parte”.
Intanto la procura di Prato, che aveva aperto un'inchiesta sull’accaduto per accertarne le cause, ha chiesto il mese scorso oltre dieci anni di carcere per i tre titolari della ditta “Teresa Moda” con l’accusa di "omicidio colposo plurimo aggravato", "omissione dolosa di cautele antinfortunistiche", "favoreggiamento della permanenza a fine di profitto di stranieri" e "incendio colposo aggravato".
3 dicembre 2014
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