Roma, 12 nov.- Quarant'anni spesi meravigliosamente. E' unanime il giudizio sui quattro decenni di relazioni diplomatiche tra Roma e Pechino e a sottolinearne la ricchezza sono stati il presidente del Senato, Renato Schifani, e l'ambasciatore cinese Ding Wei in occasione della presentazione di un volume che racconta – anche riportando documenti finora rimasti segreti – la nascita di questo rapporto.
Sono passati 40 anni da quel 6 novembre del 1970, quando Cina e Italia si incontrarono a Parigi per firmare il comunicato congiunto sull'allacciamento delle relazioni diplomatiche destinato a dar vita a una fruttuosa cooperazione. Il governo italiano ha voluto coronare lo storico anniversario con la pubblicazione di un libro, curato dall'Archivio del Senato e presentato a palazzo Giustiniani, a Roma. "La normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese" ripercorre le principali tappe che hanno portato alla stesura del negoziato. Grazie a questa pubblicazione sono per la prima volta consultabili anche atti e documenti mantenuti fino a ora segreti.
Se oggi l'Italia e la Cina possono vantare una relazione intensa e una "armoniosa collaborazione" è proprio grazie all'iniziativa di quei politici che 40 anni fa a piccoli passi e attraverso un sentiero a volte accidentato diedero inizio a questa "amicizia". Il cammino delle mille miglia inizia con un passo: con questo aforisma di saggezza cinese il presidente del Senato Renato Schifani - intervenuto insieme all'ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia Ding Wei; a Francesco Sisci, corrispondente della Stampa a Pechino, e a Leopoldo Nudi, docente della Facoltà delle relazioni internazionali dell'Università la Sapienza - ha voluto sintetizzare il cammino diplomatico intrapreso dai due Paesi. "La collaborazione concreta e strategica tra i nostri popoli affonda le radici nella decisione del 1970 di attivare i canali diplomatici, che pose fine ad una ventennale fase di assenza di dialogo dovuta anche all'inasprimento della Guerra Fredda. Nel quarantesimo anniversario dell'inizio delle relazioni è giusto ricordare che la firma del comunicato congiunto, insieme alla lettera del 1970, è stata il punto di arrivo di un lungo e complesso percorso politico e istituzionale" ha dichiarato Schifani. Un percorso che, spiega il presidente del Senato, non ha tenuto conto dei pregiudizi e delle differenze culturali: "L'irrealismo delle ideologie sottese alla guerra fredda ha dimostrato storicamente come sia sempre dannoso vivere il presente restando legati a pregiudizi e sia invece saggio e lungimirante governare sapendo sempre guardare oltre". Solo superando l'ideologia del pregiudizio e della diffidenza è possibile realizzare il bene di tutti i cittadini. E' questa la tesi che sposò l'allora presidente del Consiglio e ora senatore a vita Emilio Colombo – anch'egli presente alla conferenza. "Il senatore Colombo fu protagonista diretto di un accordo che segnò un'epoca" ha dichiarato ancora Schifani insistendo sulla necessità politica di superare le barriere culturali e mentali: "La politica più coraggiosa è quella che sa essere aperta alle soluzioni migliori, senza preclusioni e senza manovre di corto respiro".
In quel periodo l'Italia dette prova di grande lungimiranza anticipando le tendenze degli anni successivi nei rapporti tra l'Occidente e la Cina. "Tra il 1969 e il '70 in Italia ci furono 4 crisi di governo. Un periodo di forte instabilità, dovuto a una profonda fase di cambiamento della società e della politica italiana, che tuttavia non impedì al governo di mostrare una notevole compattezza in una fondamentale questione di politica estera". E fu proprio questa compattezza, unita alla volontà di stringere i negoziati, spiega ancora Schifani, che permise ai due governi di trovare un terreno comune. Un obiettivo non semplice: l'Italia doveva mantenere una posizione equilibrata tra la Cina e gli Stati Uniti e, a complicare ancora di più le cose, si aggiungeva la questione di Taiwan e la ricerca di una formula che escludesse la teoria dell'esistenza di "due Cine".
Dal 1970, e in seguito alla firma del partenariato strategico del 2004, i rapporti tra i due Paesi si sono intensificati sempre di più raggiungendo un alto livello di cooperazione in tutti i settori, dall'economia alla cultura, passando per le istituzioni. Ma ciò non basta e secondo Schifani, l'Italia deve mirare a diventare il principale partner economico di quella che è ormai la seconda economia mondiale.
"La Repubblica Popolare è già entrata con forza nelle infrastrutture e nella logistica mondiale, tanto che i primi dieci porti al mondo sono cinesi o di proprietà cinese e ora vuole investire in quelli italiani. Alla luce degli incrementi delle quote di traffico da e per la Cina, e verso tutta l'Asia, l'Italia deve sapere cogliere con tempestività questa sfida e diventare veramente "la piattaforma logistica del Mediterraneo". Ma per fare ciò, occorre rilanciare il sistema portuale italiano".
Intanto il 2010 promette di diventare un anno cardine nella storia delle relazioni tra i due Paesi: le iniziative dell'Anno della cultura cinese in Italia, la visita del premier Wen Jiabao a Roma e quella del presidente Giorgio Napolitano in Cina rappresentano il suggello di questo lungo percorso. Ed è proprio sul viaggio di Napolitano che si è soffermato l'ambasciatore Ding Wei: "Negli ultimi 18 mesi i tre importanti leader cinesi, il presidente della repubblica Hu Jintao, il premier Wen Jiabao e il presidente della Assemblea nazionale popolare Wu Bangguo, hanno fatto visita all'Italia. Poche settimane fa è stato invece il turno del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano che ha fatto tappa in Cina. In quell'occasione i leader di entrambi i Paesi hanno dimostrato di avere una totale convergenza di idee sia sui principali temi internazionali che sui rapporti italocinesi". Ed è sulla perspicacia dimostrata dai leader del '70 che torna anche Ding Wei: "La lungimiranza dei nostri politici ha gettato le basi dei pilastri su cui ora si reggono le relazioni tra la Cina e l'Italia. Un'amicizia che, sono sicuro, ha davanti a sé uno splendido futuro caratterizzata da una profonda e intensa cooperazione e da quell'audacia che caratterizza i due Paesi".
di Sonia Montrella
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