Pechino, 24 feb. - Cosa fa l'Europa mentre le relazioni tra Cina e Stati Uniti si fanno sempre più aspre? Secondo David Fouquet, direttore di The Asia-Europe Project, think-tank basato a Bruxelles, l'Unione europea in questo momento è troppo debole per inserirsi nel paso-doble in corso tra Pechino e Washington: "Un periodo di turbolenza tra Usa e Cina era ineludibile, ritengo anzi che, subito dopo l'arrivo di Obama, le cose fossero andate in maniera anche troppo tranquilla, se pensiamo alle tensioni che si manifestano di solito ogniqualvolta a Washington si insedia una nuova amministrazione. È vero che Barack Obama ha un approccio differente, che preferisce mostrarsi come un conciliatore anziché flettere i muscoli; ma, dopo un avvio su questo registro, era inevitabile che emergesse anche l'altra faccia. Tra Cina e America ci sono sempre numerose questioni irrisolte". Dopo il botta e risposta degli ultimi mesi, tra caso Google e libertà sul web, vendita di armi a Taiwan e incontro Obama-Dalai Lama, fino alle polemiche sull'apprezzamento dello yuan, è arrivata la notizia della vendita di Treasury Bonds americani da parte della Cina, segno che, forse, Pechino è meno fiduciosa che in passato sul debito pubblico dall'altra parte dell'Atlantico. Le cronache degli ultimi giorni registrano la piccata smentita dei cinesi in merito alle accuse di attacchi informatici e alcuni incontri militari di alto livello che il Dragone ha rimandato a data da destinarsi per protestare contro la fornitura di armi all'isola di Taiwan. "L'Europa è in una posizione difficoltosa - dice Fouquet - e si trova anche in una posizione di inferiorità rispetto ai due contendenti, a causa della mancanza di una politica estera unitaria. Ritengo che neanche i grandi paesi europei abbiano una vera politica estera, per non parlare di quelli più piccoli; pensiamo al governo dei Paesi Bassi che di recente è caduto per la questione afghana. L'Europa è scossa dagli episodi di tensione tra Cina e Stati Uniti, e può anche sentirsi umiliata da alcune iniziative sia cinesi che americane; ma può darsi che in una situazione di incertezza alla fine penda dalla parte americana. Molti paesi europei percepiscono la Cina come un partner strategico difficile, quasi un partner/avversario sul piano industriale ed economico. I leader europei avevano provato a giocare un ruolo indipendente sulla questione Cina nel 2005, quando si tentò di sollevare l'embargo sulle armi, e fallirono". Secondo Fouquet anche il fatto che l'Ue rappresenti ancora il primo partner commerciale della Cina non costituisce uno spazio sufficiente per fare breccia: "Aspetto con impazienza le ultime statistiche, perché credo che il commercio internazionale sia parecchio calato, ma sul fronte economico l'Europa ha mostrato la sua incapacità di gestire situazioni come quella greca o quella irlandese. È ancora priva dei mezzi istituzionali per farlo". L'equilibrio dei rapporti internazionali, insomma, secondo il direttore di Asia-Europe Project, è destinato a rimanere un'equazione a due incognite. La terza potrà entrare in gioco solo dopo una profonda riforme delle istituzione europee.
di Antonio Talia