Pechino, 23 mar. – I profitti delle bevande analcoliche continueranno ad aumentare con un ritmo del 20% annuo: lo sostiene un rapporto a cura della China Non-staple Food Circulation Association citato dall'agenzia di Stato Xinhua, che sottolinea il potenziale margine di crescita per compagnie come Coca-Cola Co. e PepsiCo. Maggiori guadagni non solo nel segmento dei soft drinks, ma anche per i prodotti alcolici: secondo il dossier, ad esempio, gli utili di Kweichow Moutai Co - il secondo produttore mondiale di liquori per valore di mercato - sono cresciuti del 26% nei primi 11 mesi del 2009. Responsabile dell'aumento dei consumi delle bevande analcoliche sarebbe, ancora una volta, la crescita economica del Dragone: gli stipendi in aumento e la recente legislazione a tutela dei diritti del lavoratore hanno aumentato i redditi delle famiglie e innalzato gli standard di vita, lasciando più spazio al tempo libero e al divertimento. Solo nell'ultimo trimestre del 2009 (mentre il Pil cinese si attestava all'8,7%) il volume delle vendite della Coca-Cola in Cina registrava un +29%; un vero toccasana per l'azienda di Atlanta, in grado di rilanciare gli utili netti su base mondiale di circa il 55%. Chissà a quanto sarebbero ammontati i profitti se nel marzo scorso il Ministero del Commercio non avesse ostacolato l'acquisizione di Huiyuan Juice Group Ltd, il maggiore produttore di succhi di frutta nel mercato cinese. Coca-Cola aveva messo sul piatto dell'offerta ben 2,3 miliardi di dollari in contanti, ma il MOC aveva mostrato il pollice verso, rifacendosi alla neonata Legge Anti-monopolio - entrata in vigore il 1 agosto del 2008 - ed esprimendo le proprie preoccupazioni per il regime di concorrenza leale. Timori legittimi se ci si affida ai dati di Euromonitor - compagnia che realizza ricerche di mercato - che nel 2008, assegnava a Coca-Cola il 52,5% del mercato delle bevande gassate; il blocco dell'acquisizione aveva comunque attirato sulla Cina numerose accuse di protezionismo. Buone notizie, infine, anche per le case vinicole: entro il 2013 si prevede un'impennata del consumo di vino. Seppure la Cina non sia avvezza a questo prodotto (il consumo medio pro capite annuo è appena di 0,5 litri per abitante, contro una media italiana di 50 litri), i nuovi ricchi stanno pian piano cambiando i propri gusti e, pur di acquistare un buon prodotto, non esitano più di fronte ai prezzi elevati: l'esperienza è ormai considerata un'ostentazione di ricchezza e classe, sinonimo del proprio status symbol.