Una nuova tendenza sul fronte della protezione della proprietà intellettuale sta emergendo dai tribunali dello Zhejiang, la ricca provincia costiera nel sud della Cina. Gli imprenditori stranieri attivi oltre la Grande Muraglia sanno già che le corti di Pechino, Shanghai e Canton sono più avanzate rispetto alle altre: i giudici applicano tutte le norme sulla protezione dei brevetti e non soffrono di una serie di pregiudizi verso la parte straniera che si potrebbero riscontrare in altre zone del paese. Ma anche i tribunali dello Zhejiang si stanno muovendo, quantomeno per quanto riguarda le compensazioni. Il limite delle multe viene abitualmente fissato sui 500mila yuan (circa 55mila euro) ed è spesso giudicato troppo lieve per gli standard occidentali. Ultimamente lo Zhejiang lo ha superato in diversi casi: il mese scorso, ad esempio, la Samsung Corporation ha dovuto pagare 50 milioni di yuan (5.5 milioni di euro) a una compagnia locale cui aveva sottratto alcuni brevetti. A metà 2008, in un caso simile, un'altra corte dello Zhejiang aveva ordinato a una compagnia di Hong Kong di versare 20 milioni di yuan (2.2 milioni di euro) a un imprenditore cinese. Tutti questi verdetti seguono il caso più eclatante degli ultimi anni, quando nel settembre 2007 la francese Schneider Electric era stata giudicata parte soccombente e aveva versato al gruppo CHINT ben 334 milioni di yuan (circa 36 milioni di euro). Tra gli osservatori di questioni legali cinesi è opinione comune che queste sentenze potrebbero presto portare alla diffusione di una giurisprudenza più attenta alla proprietà intellettuale anche in altre province, e a un superamento generalizzato del limite dei 500 mila yuan. Ma altri fanno notare che, in tutti i casi dello Zhejiang, la parte che soccombe è sempre quella straniera. Non resta che auspicarsi che la Corte Suprema del Popolo, il tribunale più importante del sistema giudiziario cinese, si pronunci anche su questo argomento.