di Eugenio Buzzetti
Pechino, 9 nov. - Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a Pechino, chiede l'aiuto del presidente cinese, Xi Jinping, per risolvere la crisi con la Corea del Nord e lo squilibrio commerciale tra le due potenze. Per Donald Trump occorre "agire presto" sulla crisi con Pyongyang perché "il tempo si sta rapidamente esaurendo". Nel secondo giorno di visita di Stato in Cina, il presidente degli Stati Uniti ha smussato i toni sulla Corea del Nord utilizzati in Giappone e Corea del Sud.
Sulla crisi con Pyongyang "ritengo davvero che ci sia una soluzione come lo ritieni tu", ha dichiarato Trump a Xi, nel corso del vertice bilaterale allargato di questa mattina, ora locale. Xi ha ribadito l'impegno della Cina per la "denuclearizzazione attraverso dialogo" nella penisola coreana, ma Trump ha voluto sottolineare l'urgenza della crisi. "Dobbiamo agire velocemente e, se tutto va bene, la Cina agirà più velocemente ed efficacemente su questo problema di chiunque altro", ha dichiarato Trump confermando anche la sua fiducia in Xi. "Se lavorerà duramente, accadrà", ha aggiunto il presidente Usa, che ha chiesto anche l'aiuto della Russia per prevenire una crisi "potenzialmente tragica". In conferenza stampa, durante la quale non sono state accettate domande, Trump ha poi ribadito alcuni concetti espressi nelle tappe in Giappone e Corea del Sud, ma senza usare toni eccessivi. "L'intero mondo civilizzato deve essere unito per affrontare la minaccia nord-coreana. Non dobbiamo commettere gli errori del passato e dobbiamo mettere in pratica le risoluzioni dell'Onu" sulla Corea del Nord, ha dichiarato il presidente Usa.
Lo squilibrio sul piano commerciale, con un deficit degli Stati Uniti "scandalosamente" alto rispetto alla Cina, come lo ha definito Trump, è stato un altro dei temi affrontati dai due leader. "Non voglio incolpare la Cina", ha però sottolineato il presidente Usa nell'incontro con gli imprenditori statunitensi e cinesi, durante il quale sono stati firmati accordi per un valore complessivo di circa 250 miliardi di dollari (253,4 miliardi). La responsabilità maggiore, per Trump, è delle "passate amministrazioni" Usa che hanno permesso un deficit commerciale "fuori controllo". Ora, ha aggiunto, "dobbiamo lavorare per porre un rimedio, perché questa situazione semplicemente non funziona, non è sostenibile". La nota positiva è arrivata dagli accordi siglati oggi, tra Cina e Stati Uniti. Tra i più degni di nota ci sono i 37 miliardi dell'accordo tra China Aviation Supplies Holding e il gigante Usa dell'aviazione, Boeing, per una commessa di 300 aeromobili, e un investimento ventennale per progetti di sviluppo di shale gas e nel settore chimico in West Virginia, da parte di China Energy Investment. Anche la tecnologia ha avuto un ruolo importante tra le intese siglate oggi: Qualcomm, il gigante Usa dei semi-conduttori e della tecnologia per le telecomunicazioni, ha siglato un accordo non vincolante da dodici miliardi di dollari con tre grandi produttori di attrezzature per le telecomunicazioni: Oppo, Vivo e Xiaomi. I più scettici, però, hanno sottolineato che al di là delle grosse cifre, diversi di questi accordi sarebbero stati firmati in altre circostanze, anche senza la presenza di Trump.
La cooperazione è "unica via percorribile" per il futuro delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, ha detto Xi. Oltreché sulla Corea del Nord, Cina e Stati Uniti devono collaborare nella regione dell'Asia-Pacifico per "mantenere assieme la prosperità della regione", ha poi aggiunto il presidente cinese, che da domani sarà in Vietnam per una visita di Stato e per partecipare al vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) di Da Nang, durante il quale interverrà anche Trump, con un discorso per un "libero e aperto indo-pacifico", il nome che l'amministrazione da lui guidata ha scelto per il continente asiatico, e che sembra privilegiare le relazioni con altri Paesi della regione (India, Australia e Giappone) a scapito della Cina.
Sul'inlfuenza regionale rimangono ancora divergenze tra Cina e Stati Uniti e Xi ha sottolineato, nell'incontro con la stampa, che occorre il "rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale" da parte di entrambi, un velato richiamo ai lavori di ampliamento che la Cina sta compiendo su alcune isole del Mare Cinese Meridionale, contese con altri Paesi della regione, e osservate con attenzione dai satelliti di Washington. Il ruolo della Cina e degli Stati Uniti in Asia sarà, però, di scena a partire da domani: oggi continua la "visita di Stato plus" riservata a Trump e alla first lady Melania, ricevuti per cena da Xi e dalla moglie, Peng Liyuan. IL banchetto in loro onore è l'ultimo appuntamento formale prima che la coppia presidenziale Usa lasci la Cina di "re" Xi, come lo ha definito Trump, e con cui il presidente degli Stati Uniti auspica per il futuro "relazioni più strette".
Su deficit "non incolpo Cina", Xi, cooperazione "unica scelta"
Il deficit commerciale tra Cina e Stati Uniti, a danno di questi ultimi, non è colpa di Pechino, ma delle passate amministrazioni statunitensi. A Pechino, il presidente Usa, Donald Trump, ha assolto la Cina per il disavanzo commerciale di cui gli Usa soffrono nella relazione commerciale con Pechino: il rapporto è stato definito "veramente impari" da Trump, che ha puntato il dito, invece, sulla gestione dei rapporti delle passate amministrazioni. A fine 2016, gli Usa avevano accumulato un deficit commerciale nei confronti della Cina di 347 miliardi di dollari, una cifra "scandalosamente" alta per l'inquilino della Casa Bianca, della quale, però, "non incolpo la Cina", ha detto. "Chi può dare la colpa a un Paese per essersi avvantaggiato di un altro Paese a beneficio dei suoi cittadini?", ha detto Trump al secondo giorno di visita in Cina, durante un incontro con le comunità d'affari cinesi e statunitensi. Il problema, semmai, per Trump, sono le "passate amministrazioni" Usa, che a suo dire, "hanno permesso che il deficit commerciale andasse fuori controllo. Dobbiamo sistemarlo, perché non funziona, non è sostenibile", ha aggiunto Trump.
Ad ascoltare il presidente Usa c'era anche il suo omologo cinese, Xi Jinping, che ieri ha ospitato Trump e la moglie, Melania, tra le mura della Città Proibita, l'antica sede degli imperatori cinesi, e oggi, invece, a pochi passi di distanza, tra le grandi sale della Grande Sala del Popolo, il palazzo del parlamento cinese. Xi e Trump hanno presenziato alla firma di accordi per 253,4 miliardi di dollari, cifra che comprende anche i nove miliardi di dollari di intese siglate ieri tra le due grandi economie del pianeta, e che comprendono maxi-commesse e progetti di ampio respiro. I colossi dell'industria made in Usa hanno sfilato davanti ai due presidenti, mettendo la firma su contratti multimiliardari: il colosso dell'aviazione made in Usa Boeing e China Aviation Supplies Holding, hanno siglato un'intesa per 300 aerei del valore di 37 miliardi di dollari; il gigante dei semi-conduttori Qualcomm ha firmato accordi con tre grandi operatori della telefonia mobile cinese, Oppo, Vivo e Xiaomi, e un altro maxi accordo di un valore potenziale di 43 miliardi di dollari coinvolge lo Stato dell'Alaska, il gigante della raffinazione cinese Sinopec, il fondo sovrano cinese, China Investment Corporation e Bank of China. "Un miracolo" per il ministro del Commercio cinese, Zhong Shan, anche se i più scettici hanno sottolineato che molte di queste intese avrebbero potuto essere firmate anche senza la presenza di Trump e che diverse di queste, per quanto di grande entità, sono accordi non vincolanti.
"Data la rapida crescita del commercio bilaterale, è inevitabile avere frizioni", ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, ma la cooperazione, ha sottolineato durante l'incontro con Trump, "è l'unica scelta percorribile" per il futuro delle relazioni tra Cina e Stati Uniti. "Continueremo a incoraggiare i gruppi cinesi a investire negli Stati Uniti e diamo il benvenuto ai gruppi e alle istituzioni finanziarie statunitensi a partecipare all'iniziativa Belt and Road", il maxi-progetto lanciato dallo stesso Xi nel 2013 per la connessione infrastrutturale di Europa, Asia e Africa. La cooperazione tra Cina e Stati Uniti passa anche attraverso le aperture della Cina, già promesse da Xi in un breve passaggio del suo discorso di avvio del Congresso del Partito Comunista Cinese, il 18 ottobre scorso, e ribadite oggi, dallo stesso presidente cinese, che prevede un accesso più ampio al mercato interno per le aziende straniere, a cominciare da quelle statunitensi.
L'intesa tra Trump e Xi è servita a smussare i toni anche sulla crisi missilistica e nucleare nord-coreana. Per Trump bisogna "agire presto" perché "il tempo si sta rapidamente esaurendo" e per avere successo occorre la sponda di Xi. "Dobbiamo agire velocemente e, se tutto va bene, la Cina agirà più velocemente ed efficacemente su questo problema di chiunque altro", ha proseguito Trump durante l'incontro con le comunità imprenditoriali cinesi e statunitensi. Trump aveva già chiesto l'aiuto di Xi in Giappone e Corea del Sud, ma oggi ha scelto parole più misurate di quelle usate nelle prime due tappe della lunga missione asiatica che si concluderà settimana prossima. "Ritengo davvero, come te, che ci sia una soluzione" alla crisi, aveva detto a Xi durante il colloquio bilaterale allargato di questa mattina. Per Xi, però, la soluzione alla crisi prevede necessariamente la denuclearizzazione della penisola coreana attraverso il dialogo con Pyongyang. Cina e Stati Uniti devono trovare "una strada per la pace e la stabilità della penisola coreana", ha detto il presidente cinese, che ha anche allargato il discorso a tutto il continente asiatico, perché Washington e Pechino devono "mantenere assieme la prosperità nella regione".
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