Titoli minerari legati a Cina e India
ADV
ADV
Titoli minerari legati a Cina e India

Titoli minerari legati a Cina e India

Australia. Una ripresa forte spingerebbe il comparto
di lettura
La fine della crisi economica internazionale, una ripresa a pieni giri della corsa cinese e la vittoria riportata sul fronte della nuova supertassa sui profitti, riporta i titoli del comparto minerario australiano in cima alla classifica dei settori più appetibili nei prossimi mesi.
Gli economisti prevedono una generale ripresa della Borsa australiana nel breve-medio periodo di cui dovrebbe beneficiare il settore in modo particolare. Lo stato di salute del business minerario australiano è strettamente collegato all'andamento di alcune economie in grande slancio, come India e Cina, che necessitano di ingenti quantità di commodities per alimentare la loro crescita. Per quanto il prodotto interno lordo cinese sia cresciuto "solo" del 10,3% nel secondo trimestre 2010, in rallentamento rispetto all'11,9% dei tre mesi precedenti, i segnali di un ulteriore slancio ci sono tutti nei prossimi mesi, in concomitanza con un miglioramento generalizzato delle economie mondiali. Per questi motivi, alcuni gruppi di investimento, Ubs in testa, consigliano un overweight sul settore minerario australiano.
A questi fattori esterni, si aggiunge un fattore interno ad alimentare l'ottimismo. Grazie all'azione di lobby dei big del settore, la ridenominata Minerals Resource Rent Tax, tassa sulle concessioni di risorse minerarie, che entrerà in vigore il primo luglio 2012, è stata ridotta dal 40 al 30% e sarà applicata esclusivamente all'estrazione dei minerali ferrosi e del carbone. L'attuale accisa sul petrolio è estesa a tutti progetti di estrazione di greggio e gas onshore e offshore in Australia. Altre commodity, non verranno incluse, riducendo il numero delle società interessate da 2500 a circa 320. La soglia di applicazione della tassa è stata infine alzata dal 6% al 13 per cento. Secondo il gruppo di ricerca Wood Mackenzie, ciò risulterà in risparmi fiscali per il settore pari a 3,2 miliardi di dollari australiani (2,2 miliardi di euro) nei prossimi cinque anni.
Soddisfatti del ridimensionamento della tassa sono i colossi mondiali delle materie prime, che non hanno perso tempo a sbloccare investimenti congelati durante i due mesi di disputa con il precedente primo ministro, Kevin Rudd, costretto alle dimissioni dopo un acceso testa a testa con società del calibro di Bhp Billiton e Rio Tinto. Per esempio, Xstrata ha annunciato di riallocare investimenti per 589 milioni di dollari australiani nell'esplorazione ed estrazione di rame nella sua miniera Ernest Henry nel Queensland. Questa mossa estenderà la vita del giacimento di almeno 12 anni, al 2024. Ma tra i possibili effetti dell'accordo ci sarà soprattutto un rilancio delle M&A, nel primo semestre 2010 ammontate a soli 3,3 miliardi di dollari contro i 63,8 del semestre 2009, secondo stime Thomson Reuters. Se l'offerta di Newcrest su Lihir (per 8 miliardi di dollari) non sembrava in pericolo neanche durante all'epoca della prima versione della supertassa, secondo indiscrezioni di mercato il produttore americano di carbone Peabody potrebbe ora ritornare all'attacco dell'australiana Macarthur (vedi in pagina).
© RIPRODUZIONE RISERVATA

07/08/2010
ADV