di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 25 set. - La Cina vara nuove direttive anti-terrorismo su scala nazionale. L'aumento degli attentati negli ultimi mesi e la paura per il ritorno su suolo cinese di terroristi addestrati nello Stato Islamico tra Siria e Iraq sarebbero le cause che maggiormente hanno spinto Pechino a varare - prima su scala locale e ora anche a livello nazionale - normative su come trattare in maniera specifica i reati legati al terrorismo al separatismo di matrice religiosa islamica che hanno colpito il territorio a forte minoranza uighura dello Xinjiang e altre aree della Cina negli ultimi mesi.
Le nuove normative, secondo un comunicato congiunto emesso nei giorni scorsi dalla Corte Suprema cinese e dal Ministero della Pubblica Sicurezza, faranno fronte alla "diversità dei crimini terroristici degli ultimi anni, tutti connessi all'estremismo religioso". Finora, la Cina ha avviato una campagna contro il terrorismo a livello regionale nello Xinjiang, che ha già portato a centinaia di arresti, in gran parte per la diffusione di messaggi inneggianti al terrorismo. Le nuove linee guida non costituiscono ancora una precisa direttiva a livello nazionale, ma serivranno, scrive il quotidiano China Daily, da "guida pratica" sul contrasto del fenomeno. Una delle prime province ad avere adottato nuove regole anti-terrorismo, sabato scorso, è stata lo Yunnan, nell'estremo sud della Cina, teatro di uno dei più grossi attacchi terroristici compiuti quest'anno, quello del 1 marzo scorso, quando un gruppo di otto persone ha accoltellato decine di persone alla stazione causando 31 morti e 141 feriti.
Ma è stato soprattutto lo Xinjiang, nell'estremo nord-ovest della Cina, la regione più colpita dagli attacchi. L'ultimo è avvenuto domenica scorsa, quando tre esplosioni in un'area centrale dello Xinjiang hanno prodotto due morti e diversi feriti, secondo quanto scriveva l'agenzia Xinhua. Il bilancio sarebbe, però, molto più grave, secondo quanto si legge oggi sul sito web di Radio Free Asia: i morti sarebbero almeno dodici, tre dei quali appartenenti alle forze dell'ordine locali, e circa cento persone sarebbero rimaste ferite durante un attacco a edifici dell'amministrazione locale e ad alcune stazioni di polizia.
La Cina non teme solo le minacce interne, ma anche quelle provenienti dall'estero, in particolare, oggi, dallo Stato Islamico. A luglio scorso, l'inviato cinese presso le Nazioni Unite, Wu Sike, aveva dichiarato che alcuni gruppi di estremisti islamici di etnia uighura potrebbero essersi uniti ai jihadisti dello Stato Islamico. La paura del governo cinese è la possibilità che un numero sempre maggiore di propri cittadini si siano uniti ai gruppi jihadisti. Alcune immagini diffuse su Facebook nelle scorse settimane e riprese dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, avevano mostrato la cattura di un guerrigliero dello Stato Islamico identificato come cittadino cinese: da Pechino non è però mai arrivata alcuna conferma o smentita delle immagini. Settimana scorsa, è stata riportata la notizia della diffusione di un video raffigurante cinque uomini con bandane nere su cui apparivano scritte in arabo mentre giurano fedeltà al jihad in un'area vicino a Urumqi, capoluogo regionale dello Xinjiang. I cinque agitavano una bandiera nera come quella dei guerriglieri dello Stato Islamico.
La paura di infiltrazioni in territorio cinese di terroristi addestrati militarmente altrove è da tempo presente tra i dirigenti degli apparati di sicurezza cinesi. Nel 2011, dopo una serie di attentati nella zona ad altissima concentrazione di popolazione uighura di Kashgar, nel sud dello Xinjiang, il governo aveva affermato che i terroristi catturati dalle forze dell'ordine locali avevano confessato di avere ricevuto addestramento in campi di addestramento dell'East Turkestan Islamic Movement su suolo pakistano. Turkestan Orientale è il nome utilizzato dai gruppi estremisti uighuri per identificare lo Xinjiang, di cui rivendicano l'indipendenza da Pechino. Le minacce di attentati su suolo cinese sono arrivate, lo scorso anno, anche dai vertici di Al Qaeda, secondo quanto scriveva l'emittente televisiva Al Jazeera. Lo stesso leader dell'organizzazione terroristica fondata da Osama Bin Laden, Ayman Al Zawahiri, in un video messaggio, aveva indicato nella regione autonoma cinese uno degli obiettivi dei gruppi jihadisti.
24 settembre 2014
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