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Un gesto di realpolitik, necessario per facilitare i rapporti tra Francia e Cina nel corso del summit del G-20: Nicolas Sarkozy e Hu Jintao, i due presidenti, si sono seduti uno accanto all'altro alla cena di Buckingham Palace. E oggi si riparleranno.
È da qualche settimana che il Quai d'Orsay ha ripreso la strada dei rapporti concilianti con la Cina. Ieri, il bivio: Parigi si lascia alle spalle l'incontro di dicembre in Polonia di Sarkozy con il Dalai Lama la cordialissima visita di agosto in Francia del capo spirituale dei tibetani, che pur fu accolto non da Sarkozy ma dalla première dame Carla Bruni.
Per il futuro, si legge in un comunicato diffuso a Parigi e a Pechino, vale «la decisione presa dal generale de Gaulle, che non è cambiata e non cambierà». Il padre della Repubblica è stato scomodato, nell'occasione, per sancire che il Tibet fa parte della Cina. È sua parte «integrante». E per aggiungere che la Francia «respinge» ogni sostegno all'indipendenza dei tibetani, «sotto qualsiasi forma». Il documento è, fra l'altro, aperto da un omaggio al «principio di non ingerenza» che sgombra il campo da qualsiasi ombra di dubbio. In sostanza, al G-20 la Francia si presenta con un pegno importante di fedeltà e amicizia con Pechino.
02/04/2009
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