TERRE RARE, USA TRASCINANO CINA IN TRIBUNALE WTO

TERRE RARE, USA TRASCINANO CINA IN TRIBUNALE WTO

 

di Sonia Montrella

 

Roma, 13 mar.- A meno di un mese dalla visita negli Usa del vice presidente cinese Xi Jinping, Pechino e Washington si ritrovano di nuovo schierate su fronti opposti. Nuovo il dossier, molto meno l'oggetto della discordia: le terre rare, per le quali gli Stati Uniti vogliono trascinare la Cina davanti al tribunale del WTO per restrizioni sleali. La conferma dovrebbe arrivare nella tarda serata di martedì quando, secondo quanto riferito da un funzionario della Casa Bianca, Barack Obama annuncerà che Usa, Ue e Giappone presenteranno il caso alla corte dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. A meno che Pechino non accolga prima dell'estate le richieste dell'Occidente. Insomma, a quasi due mesi dal via libera del WTO sulle restrizioni cinesi, gli Usa ci riprovano.

 

"La politica di gestione delle terre rare condotta dalla Cina mira a proteggere l'ambiente e  a portare avanti uno sviluppo sostenibile. E siamo sicuri che ciò sia perfettamente in linea con le regole del WTO" ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Liu Weimin in risposta alle accuse mosse dai principali mercati dell'export del Dragone. 

 

Indispensabili per la produzione di apparecchi high-tech, auto ibride e prodotti che utilizzano energie rinnovabili, le terre rare ricoprono un ruolo di primo piano nell'industria dei Paesi più sviluppati, che in questo senso, hanno sviluppato una vera e propria dipendenza dal Dragone. La Cina detiene un monopolio di fatto su queste risorse strategiche: si stima infatti che quasi il 60% delle riserve globali di minerali "terre rare" si trovi su territorio cinese, ma che dalla Cina provenga ben il 95%-97% dei metalli di questo tipo. Da tempo, però, il flusso delle esportazioni delle terre rare dall'Impero di Mezzo prosegue a singhiozzi.

 

Per  Pechino l'irregolarità delle spedizioni è dovuta a una attenta politica di rispetto dell'ambiente. Nell'estate del 2010 la Cina annunciò che avrebbe ridotto le quote di terre rare destinate all'export: l'estrazione di queste risorse, spiegarono dal governo centrale, comporta costi ambientali eccessivamente elevati in quanto il processo produce una grande quantità di sottoprodotti tossici che andrebbero ad aggravare il delicato problema inquinamento. Sempre allo stesso scopo, mesi dopo il Consiglio di Stato diede il via a una serie di ulteriori tagli degli 'stock' in partenza dalla Cina.

 

Tuttavia, secondo i critici, i tagli hanno ben poco a che vedere con l'ecologia, mentre in realtà nasconderebbero la volontà di Pechino di trainare verso l'alto il prezzo globale dei metalli costringendo le aziende estere a rilocalizzare nel Paese. "Le restrizioni valgono anche all'interno dei confini cinesi" ha sottolineato ancora Liu, il quale ha poi aggiunto che la mossa di Obama molto probabilmente comprometterà i rapporti commerciali tra le prime due potenze al mondo.

 

Non solo terre rare. Contro la Cina l'amministrazione Obama presenterà al tribunale del WTO altri quattro dossier su  automobili, autoricambi, pannelli solari e leggi sui dazi anti sussidi. I sorrisi e le strette di mano scambiati tra Obama e Xi Jinping, l'uomo che con tutta probabilità governerà la Cina per i prossimi dieci anni, sembrano ormai solo un ricordo.

 

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