Pechino, 29 dic.- Nuovo taglio di Pechino all'export di terre rare: con un comunicato pubblicato sul suo sito il ministero del Commercio cinese ha annunciato una diminuzione del 35% delle esportazioni dei preziosi minerali per i primi sei mesi del 2011. "Le parti interessate non dovrebbero trarre conclusioni sulle quote totali per il prossimo anno basandosi esclusivamente su quelle fissate per il primo semestre - si legge nella nota ufficiale - in quanto le quote finali si baseranno sulla produzione interna e sulla domanda, sia nazionale che dall'estero". Le parole del ministero, tuttavia, non sembrano sufficienti a rassicurare l'industria dell'hi-tech: il portavoce del rappresentante USA al Commercio ha espresso "profonda preoccupazione" per le ulteriori restrizioni di Pechino, manifestando le proprie perplessità alle autorità cinesi.
Le terre rare sono un gruppo di 17 minerali – tra cui cerio, terbio e lantanio- indispensabili nella produzione di numerosi prodotti ad alto contenuto tecnologico, dagli iPod ai Blackberry, dalle turbine eoliche alla componentistica per auto ibride.
E mentre le compagnie minerarie cinesi trattengono per il mercato nazionale quote sempre maggiori, nel resto del mondo si cerca di diversificare le fonti di approvvigionamento: qualche settimana fa gli americani di Molycorp – i cui titoli hanno quadruplicato il valore nel giro di qualche mese - hanno annunciato che riprenderanno l'estrazione da un vasto giacimento situato a Mountain Pass, in California, fermo da più di dieci anni. Gli australiani di Lynas Corp - che detengono le più vaste riserve di terre rare al di fuori del territorio cinese - hanno siglato numerosi accordi di fornitura con il Giappone, anche se i minerali estratti dai nuovi filoni non saranno disponibili sui mercati prima di un anno.
Attualmente, la domanda mondiale di terre rare ammonta a 110mila tonnellate all'anno, con
di Antonio Talia
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