Terre rare in continua
ADV
ADV
Terre rare in continua

Terre rare in continua

Riciclo - LE NUOVE TECNOLOGIE
di lettura
Diversificazione degli approvvigionamenti, progetti di riciclo e programmi di ricerca per materiali alternativi: sono tre strategie mirate ad affrontare la riduzione delle esportazioni di terre rare, un gruppo di 17 elementi utilizzati soprattutto nell'industria elettronica e automobilistica. La Cina attraverso le sue miniere controlla il 97% dell'export globale: ha ridotto la quota prodotta a circa 30mila tonnellate previste entro fine anno. I prezzi, però, dopo un'iniziale impennata sono diminuiti, anche se alcune terre rare continuano a costare dieci volte più di tre anni fa.
Giappone, Stati Uniti e Francia sono i primi tre importatori da Pechino. Hanno messo in campo iniziative per aggirare la scarsità sui mercati. Rhodia ha stretto un accordo con l'australiana Lynas per accedere alle sue miniere. E ha in cantiere la costruzione di un impianto pilota per il riciclo a partire da magneti, lampadine e batterie: secondo le previsioni dell'azienda francese sarà in grado di garantire «molte tonnellate» di fornitura senza dover acquistare sui mercati. Entrerà in funzione nei prossimi sei mesi. In Europa anche la Germania corre ai ripari: il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha visitato di recente la Mongolia per stabilire un'intesa sulle esportazioni in modo da facilitare le aziende nelle singole trattative: Siemens, per esempio, ha bisogno di assicurare la produzione dei suoi impianti eolici. Ma il taglio annunciato un anno fa da Pechino penalizza soprattutto il Giappone: importava quasi il 60% dell'export cinese. Anche le multinazionali nipponiche, però, non sono rimaste a guardare e hanno attivato partnership internazionali e iniziative per il recupero. Toshiba ha lanciato una joint venture con Kazatomprom, un gruppo pubblico del Kazakhstan, per estrarre materiali utili alla sua produzione di elettronica. E Hitachi ha iniziato un progetto di riutilizzo degli elementi contenuti negli hard disk. Gli Stati Uniti, invece, puntano anche allo sviluppo di tecnologie alternative: il Ministero del l'energia, per esempio, ha avviato un progetto di ricerca, Rare earth alternatives in critical technologies for energy (React), per costruire motori elettrici in grado di ridurre o eliminare l'impiego di alcuni tra i 17 elementi.
I prezzi delle terre rare sono diminuiti rispetto ai massimi storici dei mesi precedenti, ma Baotou Steel ha annunciato da poco il blocco dei suoi impianti per un mese: gestisce la metà della produzione globale. Il neodimio è tra i più contesi e viene impiegato per magneti ad alte prestazioni adoperati nei motori di avviamento delle automobili, nell'industria eolica, negli hard disk. «In alcune applicazioni può essere sostituito dal samario-cobalto 5», osserva Pietro Luigi Cavallotti, ordinario di scienza dei metalli al Politecnico di Milano. Restano ostacoli tecnologici da superare nel riciclo: «Le terre rare in natura si trovano come ossidi e vengono poi ricoperti con strati per impedirne la corrosione: non è semplice recuperali», aggiunge Cavallotti. Nella lista dei più richiesti sono inclusi anche l'europio utilizzato per gli schermi piatti al plasma e gli Lcd, il disprosio adoperato con il neodimio per migliorare le caratteristiche dei magneti e il terbio, impiegato nell'industria elettronica per i solid state hard drive.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

31/10/2011
ADV