Roma, 14 dic. –
L'espressione 'terre rare' sta a indicare un gruppo di 17 minerali indispensabili per la produzione di articoli high-tech, schermi per computer, fibre ottiche, superconduttori, macchine ibride e iPod.
Due mesi fa era stata Tokyo a denunciare il blocco delle esportazioni di terre rare - accusa mai confermata da Pechino - dopo la vicenda dell'incidente tra un peschereccio cinese e due motovedette giapponesi avvenuto al largo delle isole Diaoyu-Senkaku, arcipelago oggetto di una secolare contesa tra i due Paesi il cui sottosuolo è ricco di petrolio e gas naturale. Il 20 novembre scorso il ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Industria giapponese Akihiro Ohata aveva reso noto la ripresa dei rifornimenti di terre rare al Giappone; il flusso di questi preziosi metalli – dopo una lunga "dieta" a cui si sarebbero alternati periodi di vero e proprio embargo - sembra essere sulla via della normalizzazione (leggi questo articolo).
Segnali di disgelo arrivano anche dal fronte europeo, con funzionari del governo di Bruxelles che si dicono fiduciosi sulla possibilità che Pechino allenti le maglie del controllo sulle terre rare e si renda disponibile a un dialogo. I colloqui USA-Cina in corso a Washington martedì e mercoledì vedranno il Dragone rispondere a nuovo round di pressioni dalle quali l'Aquila difficilmente potrà astenersi?
di Melania Quattrociocchi
©Riproduzione riservata