di Eugenio Buzzetti
Pechino, 03 nov. - Dall'Oceano Pacifico alle banche che fanno affari con la Corea del Nord, si intensificano le tensioni tra Cina e Stati Uniti, alla vigilia della partenza del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per la lunga missione asiatica che toccherà cinque Paesi, e che lo vedrà a Pechino dall'8 al 10 novembre prossimo, dove incontrerà il presidente cinese, Xi Jinping. L'adviser per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, H.R. McMaster, ha lanciato l'avvertimento alla Cina, dopo il sorvolo di bombardieri di Pechino nei pressi della base militare di Guam, nell'Oceano Pacifico. "Penso che gli Stati Uniti riconoscano che ogni tipo di sforzo militare come quello non sarà nell'interesse della Cina", ha dichiarato il generale Usa. "Penso che lo riconosca anche la Cina".
La manovra, con i mezzi aerei cinesi che si sarebbero avvicinati anche alle isole Hawaii, dove Trump è atteso nelle prossime ore, prima del tour asiatico, è l'ultima di una serie che ha visto gli aerei da guerra cinesi volare nei pressi di caccia statunitensi e giapponesi, secondo quanto scrive il Military Times, acuendo le tensioni nella regione. L'assertività cinese, che per gli Usa non si limita solo alle regioni del Mare Cinese Meridionale e Orientale, viene vista come "la sfida a lungo termine nella regione" per gli Stati Uniti dal generale Joseph Dunford, che ha parlato con il magazine statunitense.
L'influenza cinese nella regione è in crescita e in grado di spostare gli equilibri regionali: da ieri, in Vietnam, c'è il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, che ha incontrato alti funzionari del Paese in vista dell'arrivo, la settimana prossima, del presidente cinese, Xi Jinping, per partecipare al vertice Apec di Da Nang, e per una visita ufficiale. Le tensioni sul Mare Cinese Meridionale con il Vietnam, uno dei Paesi più ostili alle mire espansionistiche di Pechino, sarebbero, però, poca cosa per Pechino: oggi, in conferenza stampa, un alto funzionario del Ministero degli Esteri, Chen Xiaodong, ha parlato di "rilassamento" nella situazione nel Mare Cinese Meridionale. I Paesi dell'area, ha proseguito, "sono d'accordo sul codice di condotta marittimo e auspichiamo che anche Paesi fuori da questa regione possano vedere questo rilassamento", ha proseguito, con un implicito riferimento al ruolo degli Stati Uniti nel sud-est asiatico.
A preoccupare gli Usa sono, però, soprattutto i legami con la Corea del Nord. La Cina ha sottolineato anche oggi i suoi sforzi per contenere la minaccia missilistica e nucleare di Pyongyang: Pechino ha votato a favore delle sanzioni contro il regime di Kim Jong-un al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha messo in atto misure restrittive sull'import-export e ha deciso la chiusura delle aziende nord-coreane che operano in Cina, anche in joint-venture con gruppi cinesi, entro l'inizio del 2018. Gli sforzi non sono però sufficienti per l'amministrazione statunitense, che ha deciso di tagliare ogni legame tra la piccola Bank of Dandong e il sistema finanziario Usa. Secondo una nota emessa dal Dipartimento del Tesoro Usa, la banca della località cinese al confine con il Paese retto da Kim, agisce come "un canale per attività finanziarie illecite nord-coreane". La Bank of Dandong era già stata inserita a giugno scorso nella lista nera degli Stati Uniti per i legami con le aziende nord-coreane. Tra maggio 2012 e maggio 2015, secondo le indagini Usa, la banca cinese avrebbe effettuato transazioni per 786 milioni di dollari con banche statunitensi, il 17% delle quali connesse ad aziende nord-coreane sanzionate dagli Stati Uniti o dalle Nazioni Unite.
Nelle tensioni tra Cina e Stati Uniti alla vigilia dell'incontro a Pechino, tra Trump e Xi trovano posto anche i diritti umani. Nelle scorse ore, 53 scrittori di fama internazionale hanno firmato una lettera aperta promossa dall'associazione di scrittori Pen America diretta al presidente cinese nella quale chiedono la liberazione di Liu Xia, la vedova del premio Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo. Liu è scomparso a luglio scorso, dopo il rilascio per motivi di salute, ma non in regime di libertà, mentre stava scontando una condanna a undici anni di carcere per essere stato co-autore e promotore di Charta 08, manifesto per le riforme costituzionali e le libertà democratiche in Cina. Per il governo cinese, Liu Xia è formalmente "libera", ma per lunghi periodi non si hanno avute notizie sulle sue condizioni, e dal 2010 è sottoposta a un regime di arresti domiciliari senza che nessuna accusa formale sia stata spiccata contro di lei. Difficilmente, secondo le previsioni della vigilia, i diritti umani troveranno posto nei colloqui che il presidente Usa avrà a Pechino con Xi, ma Pen America, scrive il Washington Post, ha anche pensato di consegnare la lettera a Trump perché la portasse con sé durante l'incontro con il presidente cinese.
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