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La nuova imposta si inquadra nell'ondata di provvedimenti messi in campo dal governo a partire dallo scorso aprile contro la speculazione edilizia, che secondo molti osservatori rischia di esplodere in un'enorme bolla speculativa: dalla fine dell'anno scorso i prezzi degli immobili nelle 70 principali città cinesi sono cresciuti a ritmi allarmanti - con il record di aprile, +12.8% anno su anno - e solo ad agosto le misure contenitive hanno raggiunto i primi, timidi risultati con un aumento sostanzialmente invariato (+9.3%) rispetto al mese precedente. Nel corso di questi mesi Pechino ha ridotto sensibilmente le agevolazioni sui mutui ed ha aumentato per ben tre volte il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche; recentemente, inoltre, gl'istituti di credito sono stati sottoposti a diversi stress test per valutare l'impatto che avrebbero sulle loro attività eventuali crolli dei prezzi degli immobili fino al 60% del valore attuale. "Il problema del mercato immobiliare in Cina è ancora più grande e più profondo di quello che ha caratterizzato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna prima della crisi finanziaria - aveva dichiarato nel giugno scorso un'autorità come Li Doukui, professore all'Università Tsinghua e membro della commissione per le politiche monetarie della Banca centrale- e si tratta di più di un semplice problema di bolle speculative". L'Ufficio Nazionale di Statistica ha recentemente annunciato che nel prossimo censimento verranno condotte anche indagini sulle unità abitative rimaste completamente vuote che, secondo diverse proiezioni, in alcune zone della Cina potrebbero arrivare al 40% del totale.
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