Pechino, 28 gen.- "È impossibile che la tassa sulle proprietà provochi da un giorno all'altro un abbassamento dei prezzi delle case, ma di sicuro il provvedimento servirà a contrastare la speculazione in atto nel settore immobiliare": il sindaco di Chongqing Huang Qifan ha illustrato così la notizia attesa da tempo, ufficializzata con un comunicato diffuso nella serata di ieri. Chongqing, insieme a Shanghai, ha ottenuto l'approvazione del governo centrale per varare un esperimento d'imposta sulle proprietà - il primo del suo genere in Cina -, l'ennesima mossa che punta a ridurre i rincari di un settore immobiliare ormai alle stelle.
La strada intrapresa dalle due megalopoli è leggermente diversa: da oggi, a Chongqing tutti gli acquirenti d'immobili con un valore tra il doppio e il triplo della media di mercato dovranno pagare un'imposta dello 0.5%, mentre coloro che acquistano una casa dal valore ancora superiore si vedranno applicare un'aliquota dell'1%. A Shanghai, invece, l'imposta sarà pari allo 0.6% del valore dell'immobile, e verrà applicata a tutti i cittadini che acquistano una seconda casa.
Da mesi il governo di Pechino discute l'introduzione di un'imposta annuale sulle proprietà come strumento per scoraggiare le speculazioni nel settore immobiliare, una misura vista con favore anche da numerosi think tank governativi per ovviare alla cronica mancanza di fondi che attanaglia le amministrazioni locali. Le voci che si rincorrevano da settimane sull'approvazione della norma hanno generato un certo nervosismo sui mercati azionari, in parte rientrato nella giornata di oggi quando le aliquote stabilite a Shanghai e Chongqing si sono rivelate meno severe del previsto.
Non si allentano, invece, le tensioni in merito allo scoppio di una bolla speculativa del settore immobiliare, rischio che il Consiglio di Stato sta tentando di arginare con ogni mezzo: solo 24 ore prima l'annuncio della tassa sulle proprietà, il governo aveva varato una serie di norme che prevedono, tra l'altro, un innalzamento degli anticipi obbligatori da versare per l'acquisto di una casa dal 50% al 60% del valore, e il divieto di acquistare terze case per i residenti delle grandi città.
In Cina i prezzi delle case sono in costante ascesa da circa sei anni, e nel 2010 il mercato immobiliare è diventato incandescente, registrando nelle 70 principali città cinesi un rincaro di oltre un quinto. La situazione rischia di ripercuotersi sia sul piano sociale che su quello finanziario: mentre da un lato cresce il malcontento delle classi medie, per le quali l'acquisto di una casa di proprietà diventa sempre più difficile, dall'altro nei mesi scorsi il governo ha imposto ai principali istituti di credito del paese di effettuare una serie di stress test per valutare l'impatto che avrebbe sui loro asset un crollo del mercato immobiliare fino al 60% del valore attuale.
Nel corso degli ultimi quattro mesi People's Bank of China ha innalzato ben quattro volte i requisiti di riserva obbligatoria delle banche al fine di frenare la corsa al credito facile, un fiume di liquidità che si riversa per la maggior parte proprio negli investimenti sul mattone. I tassi d'interesse sono stati aumentati due volte nel giro di pochi mesi, tra ottobre e dicembre, e se l'esperimento di Chongqing e Shanghai dovesse funzionare potrebbe essere presto esteso ad altre città. Con molta cautela, tuttavia: se dal centro, Pechino attua misure per frenare i rincari, alcuni funzionari locali temono invece che l'introduzione dell'imposta sugli immobili potrebbe provocare una fuga repentina dal mercato, dato che l'aumento dei costi potrebbe spingere sempre più investitori a cercare di disfarsi delle loro proprietà.
Il sottile equilibrio che il governo deve mantenere ruota intorno a una domanda: in che percentuale gli appartamenti risultano vuoti, e quindi oggetto di meri investimenti speculativi? L'indagine a campione condotta dall'Ufficio Nazionale di Statistica nel corso dell'ultimo censimento non è stata diffusa, ma le indiscrezioni pubblicate dal settimanale Caixin indicano che in alcune zone del paese la cifra potrebbe superare il 40% del totale degli immobili di nuova fabbricazione. "Non possiamo tollerare la speculazione" si legge nel comunicato diffuso dal Consiglio di Stato mercoledì scorso per varare le nuove misure. E l'introduzione della tassa sulle proprietà rappresenta il provvedimento decisivo per evitare che un mercato già incandescente raggiunga il punto di fusione.
di Antonio Talia
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