Shanghai, 21 settembre - II pezzo di metallo più caro del mondo sembra aver perso valore, e senza che il costo dei metalli pregiati ne sia in alcun modo responsabile. Si tratta delle targhe per automobili private che a Shanghai sono attribuite secondo un sistema di vendita all'asta messo in piedi alla metà degli anni '80, e che oggi inizia a scricchiolare nonostante il livello record del mercato nazionale delle quattro ruote.
La Shanghai International Commodity Auction, incaricata dal governo municipale di svolgere l'asta a cadenza mensile, ha annunciato ieri un crollo dei prezzi per il mese di settembre, il secondo picco più basso dall'inizio dell'anno. Se fino ad un mese fa il prezioso rettangolo a quattro cifre sfiorava i quattro mila euro, a settembre il prezzo medio è sceso a 29.500 yuan (2950 euro circa) rispetto ad agosto, registrando un calo di più di 6700 yuan di media (670 euro circa). Dopo marzo, mese in cui le vendite erano andate ancora peggio grazie a un record di 27.500 yuan (circa 2750 euro), l'asta delle targhe aveva stabilmente rimontato la china fino a poche settimane fa. Ma gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche nella città più dinamica del paese, là dove il mercato automobilistico è il più dinamico al mondo.
Il meccanismo della vendita all'asta delle targhe fu introdotto nella ricca Shanghai prima per tenere sotto controllo il numero delle vetture private, poi per regolamentare alla fonte il problema del traffico cittadino, ed infine è stato dichiarato utile a limitare anche l'inquinamento da emissioni automobilistiche nella città. In realtà esso è un utile strumento di controllo nelle mani delle autorità. In tempi di crisi economica la metropoli ha deciso di offrire agli acquirenti un numero più alto di targhe a disposizione: in questo modo l'industria automobilistica riceve una spinta mentre nel resto del mondo le vendite di automobili sono ferme al palo. Secondo l'Associazione dei Costruttori di Automobili cinese, da gennaio a giugno le vendite di autovetture hanno superato i sei milioni di pezzi, un aumento del 17% rispetto all'anno precedente, e quasi 6 milioni di quei veicoli sono stati prodotti domesticamente, ossia il 15% in più di un anno fa. Per la seconda metà dell'anno le vendite sono stimate attorno agli 11 milioni di veicoli grazie alle misure del pacchetto di stimolo previsto dal governo.
Eppure le agevolazioni non sempre scendono come una manna. A Shanghai la casa d'asta ha emesso 8500 targhe per la vendita di settembre, 500 in più di agosto, ma il ricavato si è rivelato un clamoroso insuccesso per le casse pubbliche. Le intenzioni sono buone, ma gli acquirenti non hanno soldi, dicono gli esperti dal cuore finanziario della Cina.