Svolta in Cina: più abitanti in città che in campagna
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Svolta in Cina: più abitanti in città che in campagna

Svolta in Cina: più abitanti in città che in campagna

Metamorfosi sociale. Sorpasso storico che cambia gli equilibri
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La Cina ufficialmente non è più un Paese in maggioranza agricolo. Secondo uno studio dell'Accademia delle Scienze sociali cinese, per la prima volta nella sua storia millenaria la maggior parte della popolazione vive ormai in città. Oltre 700 milioni di persone sono inurbate mentre oltre 600 milioni abitano ancora nelle zone rurali.
Si tratta di una svolta storica in termini simbolici e materiali. La metamorfosi sociale cancella progressivamente la vecchia percezione dove per secoli solo l'1% della popolazione era privilegiata e viveva in città mentre il resto era destinato a patire una vita di fatica in campagna. Oggi è il contrario, la maggioranza della popolazione può ragionevolmente aspirare a un "moderato benessere" (xiao kang), come la definisce la terminologia ufficiale, e anzi può sognare i lussi quasi impensabili che vede in televisione.
Sul piano materiale gli effetti della trasformazione comportano poi effetti a livello economico, di organizzazione sociale e politica. Milioni di cittadini in più significano persone con bisogni maggiori, più sofisticati, quindi una molla importante per fare aumentare quei consumi interni che dovrebbero trainare lo sviluppo economico cinese nel futuro al posto delle esportazioni. Queste oggi rimangono robuste, ma devono calare per riequilibrare la struttura economica interna e internazionale. Quindi da tale urbanizzazione passa una fase importante del riequilibrio commerciale internazionale.
A livello sociale città più grandi significano nuovi problemi di ordine pubblico, nuovi rischi di disordini o di criminalità. Problemi di ordine pubblico in villaggi di campagna non potevano mai eccedere il limite della popolazione locale ed è difficile organizzare proteste che colleghino vari villaggi. La città invece crea il proletariato urbano e lo spazio, le strade, le piazze, dove questo proletariato potrebbe agire con proteste.
Lo stesso vale per la criminalità. Le foreste di palazzoni enormi e anonimi, dove la gente vive e si sposta senza alcun controllo, creano spazi per azioni diverse e maggiori per la criminalità rispetto a un villaggio dove sarebbe oggettivamente ristretta.
Questi elementi vanno aggiunti alla modifica di un fattore che negli ultimi 10-15 anni è stato un importante ammortizzatore sociale. I tanti che hanno abbandonato stabilmente le campagne per le città hanno perso il pezzo di terra a casa. Quel pezzo di terra spesso oggi è diventato zona di sviluppo industriale e urbano, ma ieri era la garanzia di un piccolo sostentamento. In tempi di lavoro in città la terra era affidata agli anziani, in periodi di vacche magre invece gli operai/contadini, emigranti quasi stagionali che non trovavano lavoro, potevano tornare in campagna e vivere della loro terra.
Con l'emigrazione stabile in città è diverso. Gli operai senza lavoro non hanno un posto dove tornare, non hanno di che mantenersi, visto che in Cina non c'è sussidio di disoccupazione, e hanno un enorme spazio urbano dove organizzarsi e protestare o cercare di sopravvivere con attività criminali. Questo implica anche la necessità di una gestione politica diversa. Mentre la protesta in un villaggio isolato può essere messa a tacere lontano dagli occhi di tutti, il malessere sociale in città è più difficilmente gestibile. Esso può trasformarsi in sommossa urbana o ondata di criminalità agli occhi del mondo o di altri cittadini che possono solidarizzare contro il Governo. Per evitare questo le parti sociali devono trovare strumenti per rappresentare le proprie istanze, quindi il vecchio sistema autoritario non funziona più.
Sono problemi destinati a crescere con il processo di inurbamento. Di fronte a questo la Cina non è impreparata. In realtà il dato attuale, secondo cui la maggior parte dei cinesi vivono in città, è largamente una questione di definizione.
Centri con popolazioni di centinaia di migliaia di persone alle periferie delle grandi metropoli sono considerati ufficialmente "campagna". Milioni di contadini che si trasferiscono in città per periodi da sei agli 11 mesi all'anno sono elencati come "popolazione fluttuante".
Il Governo da anni sottolinea poi di non volere concentrare gente in enormi megalopoli come Pechino o Shanghai, ma sparpagliarla invece in decine di città medio-piccole da uno, due milioni di abitanti.
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700 milioni
La popolazione urbana
È il numero di abitanti delle città raggiunto secondo l'Accademia delle Scienze sociali cinese

600 milioni
La popolazione rurale
Secondo lo stesso rapporto è scesa sotto il 50% ben prima del 2015 stimato in uno studio Onu di qualche anno fa

23/12/2011
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