Eugenio Buzzetti
Pechino, 16 set. - Wukan, il villaggio del Guangdong protagonista dell'esperimento democratico del 2011, scaturito dopo le rivolte contro le vendite dei terreni, è oggi di nuovo al centro di uno scontro tra gli abitanti e le forze dell'ordine, che ha portato finora all'arresto di 13 persone e a diversi feriti. I manifestanti, nella giornata di mercoledì hanno lanciato pietre e altri oggetti contundenti contro le forze dell'ordine in assetto anti-sommossa, che hanno risposto con lanci di lacrimogeni e colpi di proiettili di gomma all'indirizzo dei manifestanti.
Le ultime rivolte a Wukan, nelle quali sono rimasti coinvolti anche alcuni giornalisti di Hong Kong, prelevati e interrogati ieri dai locali agenti di polizia, mentre ad altri è stato impedito l'ingresso nel villaggio. Le proteste, a Wukan, erano cominciate già a giugno scorso, all'indomani delle accuse di corruzione al capo villaggio, Lin Zulian, eletto democraticamente nel 2011, che aveva promesso di lanciare nuove proteste sui diritti per la terra. Lin ha confessato il reato in un video mandato in onda, ma in molti hanno ritenuto forzata la confessione, e le proteste sono proseguite anche dopo la condanna a tre anni di carcere per il capo del villaggio, inflitta settimana scorsa. I raid di mercoledì sono arrivati dopo ripetuti avvertimenti da parte delle forze dell'ordine all'indirizzo dei manifestanti e hanno dato inizio a un accerchiamento del villaggio da parte delle forze dell'ordine.
Wukan, spesso considerato un villaggio modello e un punto di partenza per le riforme politiche, "è una delle grandi illusioni che stanno svanendo", spiega ai microfoni di Agichina e Radio Radicale, Beniamino Natale, giornalista e autore di "Cina: la grande illusione", e-book pubblicato per la casa editrice Inform-ant, che ha seguito in prima persona, nel 2011, gli eventi del piccolo villaggio di pescatori del Guangdong. "Andai a Wukan per le elezioni e tornai un anno dopo", racconta Natale. "In quest'ultima occasione, Lin Zulian mi disse testualmente: "presentarmi alle prossime elezioni? Non ci penso nemmeno. Nessuno si mette in croce da solo". Questo già dà l'idea della situazione, in più la figlia di Xue Jingbo, uno dei primi capi della rivolta, mi disse che, secondo lei, i componenti del comitato "rivoluzionario" erano caduti in una trappola. Mi sembrò una spiegazione valida allora, e mi sembra valida ancora oggi".
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L'esperimento aveva mostrato i primi limiti già pochi mesi dopo le elezioni avallate dalle autorità locali di allora, tra cui il segretario del Partito Comunista del Guangdong, Wang Yang. Risalire a livello provinciale alle vendite dei terreni era diventato praticamente impossibile e nel frattempo erano già cominciate le prime indagini per corruzione nei confronti del nuovo gruppo dirigente di Wukan. L'accordo tra Lin Zulian e lo stesso Wang Yang sembrava dare il via a nuove speranze, oggi disattese con l'arresto e la condanna per lo stesso Lin.
L'accordo "aveva creato l'ennesima illusione che ci fosse un esperimento democratico in questo villaggio e quello che sta succedendo in questi giorni è la realtà dei fatti", conclude Natale. "Dei sette membri eletti regolarmente dalla popolazione, tre sono in galera, tutti con l'accusa di corruzione, e le immagini che sono su internet mostrano la polizia in formazione a testuggine che viene presa a sassate dalla popolazione. I sogni svaniscono all'alba e anche questo caso è andata così".
16 SETTEMBRE 2016
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