Pechino, 10 giu.- Il surplus commerciale della Cina torna a espandersi. A evidenziarlo, i dati ufficiali rilasciati venerdì mattina dal governo. Il surplus commerciale cinese è salito a maggio a 13,05 miliardi di dollari (all'incirca 8 miliardi di euro) rispetto agli 11,4 miliardi (poco meno di 79 miliardi di euro) di aprile. I dati disattendono però le aspettative di Dow Jones Newswires che aveva preannunciato il traguardo dei 18,6 miliardi (più di 12,8 miliardi di euro). L'export, quindi, non rallenta la sua corsa: con una crescita del 19,4% su base annua , contro il +21,8% previsto dagli analisti, lo scorso mese ha raggiunto la soglia record dei 157,16 miliardi di dollari (oltre 108 miliardi di euro), mentre le importazioni sono salite sino a 144,11 miliardi (99,5 miliardi di euro circa), registrando un incremento del 28,4%, contro il +21,8% di aprile. Dati che, come dichiarato dagli addetti ai lavori, dimostrano comunque un generale rallentamento rispetto al mese di aprile. "Sebbene sia ancora convinto che stiamo assistendo ad una graduale rallentamento dello sviluppo economico della Cina, tuttavia non penso che ci sia il pericolo di un crollo repentino" ha dichiarato Brian Jackson strategist della Royaò Bank of Canada.
La crisi affrontata da Stati Uniti e Unione Europea non sembra quindi aver avuto un grande impatto sull'export cinese, mentre l'accelerazione evidenziata dall'import è un chiaro segno di come l'aumento dei prezzi delle commodities non abbia influenzato in maniera preoccupante la domanda interna. Ma c'è chi come Ken Peng, economista di Citogroup, già individua nella situazione attuale le avvisaglie di un ulteriore frenata nei prossimi mesi.
Prosegue intanto il controllo serrato della Banca centrale sul tasso di apprezzamento dello yuan, ritenuto da gran parte degli osservatori occidentali ancora troppo basso. In particolare, secondo il governo statunitense, il renminbi è stimato ad un valore di circa il 40% inferiore a quello reale allo scopo di ottenere un vantaggio negli scambi con l'estero. Solo una maggiore rivalutazione della valuta cinese, fanno sapere dalla Casa Bianca, potrebbe mettere fine a questo squilibrio commerciale.
Allo stesso tempo, il dilagare dell'inflazione e l'impennata dei prezzi del real estate hanno indotto la leadership cinese ad intervenire in vari modi per cercare di arrestare l'incalzante crescita economica pari a + 9,7% soltanto nel primo trimestre; spauracchio del governo di Pechino il rischio che un eccessivo costo della vita possa innescare pericolose tensioni sociali. "Non occorre preoccuparsi, si tratta soltanto dei primi segnali di un assestamento, non di un arresto della crescita economica" ha affermato con toni rassicuranti Qu Hongbin, economista della HSBC. Ma sebbene dall'inizio dell'anno le autorità abbiano già provveduto diverse volte ad innalzare i tassi d'interesse e il tasso di riserva obbligatoria, l'inflazione continua ad essere la spada di Damocle dell'attuale governo cinese. In attesa dei dati che verranno rilasciati martedì prossimo gli analisti hanno già previsto un aumento del costo della vita nel mese di maggio pari al 5,5%, un incremento netto rispetto al 5,3% di aprile e ben oltre la soglia del 4% preventivata da Pechino.
di Alessandra Colarizi
Ascolta l'intervista ad Antonio Talia di Radio Radicale in collaborazione con AgiChina24.
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