Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 20 mag. - Centinaia di milioni di post sui social network cinesi. Così il governo di Pechino tenta di influenzare l'opinione pubblica, secondo uno studio condotto da una equipe di studiosi statunitensi dell'università di Harvard guidata dal politologo Gary King che ha condotto quella che definisce la prima analisi scientifica su larga scala sulla cosiddetta "gang da cinquanta centesimi", nota erroneamente sotto questo nomignolo per il presunto ammontare ricevuto ogni volta che viene postato un messaggio in difesa dell'operato del governo centrale.
Il gruppo di studiosi ha analizzato oltre duemila messaggi e-mail tra un distretto provinciale cinese, nella provincia del Jiangxi, e i centri che si occupano di diffondere i messaggi filo-governativi sui social media cinesi. Nel corso di un anno di osservazioni, gli studiosi hanno constatato che circa il 99% dei messaggi emessi venivano generati da impiegati in duecento di queste agenzie e che ogni anno sarebbero 488 milioni i messaggi di commento postati sui social per influenzare l'opinione pubblica.
In base all'osservazione degli studiosi, i post evitano di rinfocolare discussioni su temi sensibili o controversi, e si concentrano soprattutto su alcuni temi cari al governo, come il "sogno cinese" lanciato da Xi Jinping già alla fine del 2012. Il loro numero si intensifica, poi, in occasione di appuntamenti politici importanti o di gravi incidenti, come gli scontri etnici nelle aree dello Xinjiang. A diffondere i messaggi filo-governativi non ci sarebbero però solo le agenzie del governo, ma anche semplici cittadini di orientamento conservatore, secondo quanto spiegato al South China Morning Post da un professore della Beijing Foreign Studies University, Qiao Mu, la cui influenza sull'opinione pubblica potrebbe essere persino maggiore di quella esercitata dagli impiegati delle agenzie governative. "Queste persone - ha spiegato - non vogliono vedere cambiamenti nella società e difendono volontariamente le autorità".
20 MAGGIO 2016
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