Roma, 14 mar.- La Cina mette da parte il rancore e tende una mano al Giappone messo in ginocchio dal sisma che ha devastato il nord est dell'arcipelago. Mentre il premier Naoto Kan cerca di prendere in mano le fila di quella che egli stesso ha definito "la più grossa crisi nazionale dalla fine della guerra mondiale", giungono i primi aiuti dall'estero. E, a sorpresa, i primi ad arrivare sono proprio quelli dei cinesi con cui i notoriamente non scorre buon sangue. "In questo momento siamo molto vicini al Giappone" ha dichiarato il premier Wen Jiabao nel discorso finale all'Assemblea Nazionale del Popolo. "Colgo l'occasione per esprimere le condoglianze al governo giapponese per le gravi perdite di vite umane". "La Cina è un Paese a rischio sismico - ha continuato il premier - sappiamo cosa significhi fronteggiare un disastro del genere e siamo sinceramente solidali con il popolo giapponese".
Domenica una prima squadra composta da 15 soccorritori cinesi è arrivata a Tokyo e con essa anche un carico di beni di primo soccorso quali coperte, tende, luci di emergenza e medicine. Dal ministero del Commercio viene comunicato quello l'equivalente in cifre dei soccorsi umanitari che per ora si attestano attorno ai 30 milioni di yuan (circa 3 milioni di euro). "Continueremo a fornire al Giappone aiuti in linea con i bisogni contingenti" ha assicurato Wen. Il premier ha poi spiegato che con tale gesto Pechino vuole contraccambiare i vicini del Sol Levante per gli aiuti forniti tre anni fa alla Cina quando un terremoto di magnitudo 8 devastò la provincia del Sichuan mietendo oltre 80mila vittime. Un punto, questo, su cui torna anche Liu Jiangyong - accademico ed esperto di Giappone all'Università Tsinghua di Pechino - nel suo editoriale pubblicato sul "Quotidiano del popolo". "Non dimenticheremo mai il sostegno che ci è stato offerto dal Giappone. La Cina non si sottrarrà alle sue responsabilità di vicino".
Iniziative di solidarietà anche da parte della popolazione: appena due ore dopo la prima scossa del sisma di venerdì, l'ONG Beijing Red Cross Blue Sky Rescue Team ha iniziato a raccogliere le adesioni di volontari pronti a partire alla volta del Sol Levante. Intanto sulla rete compaiono anche commenti 'poco solidali' di utenti che considerano la tragedia che ha colpito il Giappone una 'giusta punizione'. L'astio tra cinesi e giapponesi affonda le radici nella Seconda guerra mondiale quando dal secondo conflitto sino-giapponese i cinesi uscirono massacrati. Il forte sentimento anti-nipponico maturato in seguito alle atrocità commesse dagli invasori non si è mai affievolito. Diversi i punti di attrito tra le due potenze asiatiche, e per tutti valga l'ultimo: la vicenda del peschereccio cinese entrato in collisione con due guardiacoste giapponesi al largo delle acque contese delle isole Diaoyu/Sengaku che ha compromesso seriamente i rapporti tra il Dragone e il Sol Levante (questo articolo). A gettare ulteriore benzina sul fuoco ha contribuito il blocco cinese dei rifornimenti di terre rare diretti verso il vicino. Più volte Tokyo ha dichiarato di aver registrato rifornimenti a singhiozzo e ha accusato Pechino di usare come strumento politico questi preziosi minerali impiegati per la produzione di macchine ibride e articoli high tech - di cui la Cina detiene il 97% della produzione mondiale-. Un'accusa puntualmente rigettata dal Dragone. A ciò vanno poi aggiunte ulteriori tensioni scaturite dalla crescita del budget destinato alla difesa e al sorpasso della Cina sul Giappone come seconda potenza economica al mondo. Nel frattempo, gli scambi commerciali bilaterali tra Pechino e Tokyo continuano ad aumentare: secondo l'Organizzazione del commercio nipponica, l'anno scorso il traffico commerciale è aumentato del 22,3% rispetto al 2009 raggiungendo i 26,5mila miliardi di yen.
E se le dispute tra la seconda e la terza potenza economica al mondo sono proseguite anche all'indomani degli aiuti offerti da Tokyo per il sisma del 2008, appare molto verosimile che il gesto della Cina non metterà la parola fine a quella saga sino-giapponese che solo il terremoto sembra riuscire, seppur momentaneamente, a mettere in pausa.
di Sonia Montrella
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