Pechino, 7 giu.- Il civico 7 di Diaoyutai è nell'occhio del ciclone: le autorità hanno bloccato le vendite dei nuovi appartamenti di quello che è stato definito il 'condominio più costoso della Cina' sottoponendo il palazzo a indagini ufficiali. Nel mirino anche la ditta costruttrice Sinobo Group ora sotto inchiesta per estorsione ed "eccessivo profitto". In poco meno di un anno, i prezzi dei 23 appartamenti dello stabile sono passati da 100mila yuan a metro quadro (10mila euro circa) a 180mila yuan a metro quadro (circa 18mila euro), nei casi più economici, fino a un massimo di 300mila yuan (circa 30mila euro). Ben al di sopra dunque del costo medio degli immobili della capitale che si aggira attorno ai 22.900 yuan (meno di 3mila euro).
"Una rimunerazione esagerata rappresenta un reato contro la legge nazionale sui prezzi" commentava alla fine dello scorso mese l'agenzia di stampa di stato Xinhua, che definiva il progetto del numero 7 di Diaoyutai un "pessimo esempio" in un periodo in cui il governo cinese tenta in ogni modo di abbattere i prezzi del mercato immobiliare. Il mercato cinese del mattone è da tempo surriscaldato: solo nel 2010 i prezzi delle case sono aumentati del 18% rispetto all'anno precedente, rendendo sempre più difficile l'acquisto di un appartamento per la classe media. Per frenare il trend e scongiurare il potenziale scoppio di una bolla immobiliare, il governo ha lanciato numerose misure tra cui il divieto di acquisto di più di un appartamento e, soprattutto, l'innalzamento dei tassi d'interesse. In particolare, dall'inizio dell'anno la Banca centrale ha già innalzato i tassi d'interesse due volte: l'ultima, avvenuta lo scorso 5 aprile, ha visto un rialzo di 25 punti base, che ha portato così i tassi sui depositi a quota 3.25% mentre quelli sui prestiti toccano quota 6.31%(questo articolo) .
Venerdì, fa sapere la Xinhua, la Commissione per lo sviluppo immobiliare urbano e rurale della municipalità di Pechino ha ordinato alla compagnia edile di bloccare tutte le vendite e di rendersi disponibile per le indagini di cui si occuperà, tra gli altri, l'Ufficio Imposte: un eccessivo incremento del prezzo degli immobili avrebbe dovuto infatti comportare un conseguente aumento delle tasse versate.
L'accusa pronunciata contro Sinobo Group aveva già colpito tempo fa un'altra compagnia edile colpevole di aver aumentato il prezzo di un progetto immobiliare della capitale da 14.690 yuan a 36mila yuan a metro quadro in poco più di 6 mesi. Ma il caso Sinobo Group, per i media cinesi, è ancora più complicato: secondo alcune fonti non ufficiali la compagnia ha infatti legami con importanti nomi dell'industria dell'high tech nonché con rappresentanti militari. Quanto alla società, si tratta di una compagnia molto giovane, nata appena 6 anni fa, che sembra sia riuscita ad aggiudicarsi l'appalto di diversi progetti della capitale senza mai partecipare a un'asta pubblica.
A ingarbugliare ulteriormente il 'fascicolo Diaoyutai', il fatto che il complesso ha già alle spalle una storia fatta di intrecci e connessioni politiche. Diaoyutai è infatti sinonimo di una delle più conosciute pensioni delle capitale che da decenni ospita capi di stato e politici internazionali. Gli edifici sono stati anche la sede dei colloqui a sei sul disarmo nucleare della Corea del Nord. Ed è proprio lì accanto che sorge il civico 7, su un terreno formalmente di proprietà dell'esercito.
di Sonia Montrella
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