Sostegno Ue con FMI, aperture da Cina e Giappone

di Sonia Montrella


Roma, 20 feb.- Cina e Giappone uniti per sostenere il debito europeo. Domenica, in un raro caso di cooperazione, il vice premier cinese Wang Qishan e il ministro delle Finanze giapponese Jun Azumi si sono detti pronti ad accogliere le richieste del Fondo Monetario Internazionale volte ad aiutare i Paesi europei colpiti dalla crisi del debito. "Ci aspettiamo qualche richiesta da parte dell'FMI a Paesi quali Stati Uniti, Cina e Giappone, e siamo d'accordo sul fatto che il governo cinese e quello giapponese debbano collaborare in risposta alle richieste del Fondo" ha affermato Azumi all'apertura del meeting tra le due potenze che si è tenuto ieri a Pechino. Un incontro che si è svolto a una settimana di distanza dall'appuntamento in Messico della prossima settimana che vedrà impegnati 20 tra ministri delle Finanze e governatori di banche centrali per discutere della crisi del debito europea e delle ripercussioni sull'economia globale.

 

Lo scorso mese l'FMI ha reso noto di aver bisogno di 600 miliardi di dollari in capacità di prestito per affrontare il problema del debito sovrano e isolare l'economia globale contro il deterioramento della crisi del debito sovrano in Europa. Un appello che i funzionari americani non hanno raccolto precisando che gli Stati Uniti non sono disposti ad aumentare i loro impegni.
Aperture invece dall'Estremo Oriente, ma a condizione che gli stati membri dell'Eurozona si diano da fare: "siamo d'accordo sul fatto che, sebbene la situazione si stia evolvendo verso una giusta direzione, le nazioni europee devono fare di più". I Paesi al di fuori del blocco europeo dei 20 stati vogliono dunque vedere un coinvolgimento massimo da parte degli stati membri prima di impegnare risorse aggiuntive nel FMI.

 

Nessuna anticipazione sui numeri del sostegno: Azumi ha fatto sapere che le due parti non hanno ancora discusso della quota da destinare al supporto finanziario per l'FMI, sebbene un funzionario del Ministero abbia ufficialmente dichiarato che Tokyo è disposto ad impegnare una cifra "considerevole". Lo stesso Wen Jiabao aveva annunciato a inizio mese la decisione di Pechino di prendere in considerazione un eventuale intervento a sostegno dell'Europa. Supporto che però, aveva precisato il premier, sarebbe avvenuto solo per mezzo di misure congiunte con il Fondo Monetario Internazionale. Un dichiarazione che punta a cancellare l'immagine di una Cina salvatrice del debito europeo grazie alle sue immense riserve in valuta estera dal valore di oltre 3mila miliardi di dollari. "Sarebbe strano se di fronte a questi focolai di crisi, Cina e Giappone, i primi due paesi detentori di riserve in valuta estera, si tirassero indietro di fronte alla richiesta dell'FMI" ha dichiarato un funzionario del governo nipponico.

 

Se sul fronte politico tra Tokyo e Pechino non corre buon sangue per via delle dispute territoriali combattute nel Mar Cinese Orientale, sul piano commerciale i rapporti tra la seconda e la terza potenza economica al mondo sono ad una fase d'oro.  La Cina è diventata la prima destinazione dell'export per il Giappone nonché il primo partner commerciale, superando gli Stati Uniti. Nel 2011 il commercio tra i due Paesi è aumentato del 14% raggiungendo la cifra record di 344,91 miliardi, riferisce l'External Trade Organization giapponese. Tuttavia, il volume degli scambi tra i due Paesi è ancora denominato in dollari per via di regolamenti finanziari e abitudini di mercato. Un ostacolo su cui le due nazioni stanno già lavorando, ha riferito Azumi il quale ha poi osservato che "Se lo yen e lo yuan sono regolati direttamente, ci sarà bisogno di uno yuan più flessibile e internazionale".

 

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