Sorpresa al G-20: rinasce il G-7
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Sorpresa al G-20: rinasce il G-7

Sorpresa al G-20: rinasce il G-7

Il vertice dei ministri delle Finanze. La riunione in Corea preceduta da un imprevisto summit dei sette paesi industrializzati
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GYEONGJU. Dai nostri inviati
La tregua. Il G-20 cerca, almeno a parole, di mettere fine alla "guerra delle valute". Ma la vigilia delle riunioni di oggi e domani fra ministri e governatori nell'antica capitale della Corea ha fatto emergere ancora contrasti profondi su come gestire il problema dei cambi. Lo scettico commento del viceministro russo, Dimitri Pankin, che partecipa agli incontri degli sherpa, secondo cui «ci saranno alcune parole generali e l'annuncio che tutti vogliamo vivere in pace», riassume le modeste aspettative su questo meeting, che fa da battistrada a quello dei capi di Stato e di Governo a Seul del mese prossimo. Dal canto loro, i mercati valutari certamente si attendono nel weekend una risposta che contribuisca a calmare le turbolenze delle ultime settimane.
Una proposta del segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner, di stabilire «un insieme di norme per la politica valutaria», ha già ricevuto una sostanziale bocciatura da Germania, Russia e India. E anche l'inserimento nel comunicato finale di un paragrafo che sottolinea la necessità di evitare «sottovalutazioni competitive» delle monete ha incontrato forti resistenze, negli incontri preparatori di ieri, da parte della Cina, il destinatario principale del messaggio. Inoltre, è trapelato in giornata che il G-7, il vecchio "club" dei paesi avanzati, si riunirà oggi, un po' a sorpresa, prima del G-20, che comprende anche le nuove potenze emergenti, a riprova del fatto che paradossalmente le frequenti divergenze di vedute fra i grandi consentono un dialogo più proficuo. La riunione dei sette è un'ulteriore indicazione che, nato appena due anni fa, il nuovo formato della governance mondiale dà segni di invecchiamento precoce e, dopo aver dato buona prova al culmine della crisi, si sta ora rivelando uno strumento pletorico e poco efficace.
Tanto che sarebbe allo studio, soprattutto da parte del Canada (che quest'anno ha avuto la presidenza di turno del G-7), un'altra formula che coinvolga più direttamente la Cina, ed eventualmente Brasile e India, bypassando il G-20.
La discussione sarà inevitabilmente dominata dalle questioni valutarie, collegate al tema degli squilibri globali. Finora il G-20 si era limitato a sollecitare i paesi in surplus nei conti con l'estero (a partire dalla Cina e le altre economie asiatiche) a spingere sulla domanda interna più che sull'export. Ora gli Usa, per bocca di Geithner, il quale ha ripetuto che «le principali valute sono sostanzialmente allineate ai fondamentali» mentre lo yuan cinese è «notevolmente sottovalutato», propongono l'obiettivo di un tetto ai surplus (e ai deficit) di parte corrente, presumibilmente entro il 4% del prodotto interno lordo. L'avanzo cinese è oggi oltre il 6%. La proposta ha già incontrato notevoli resistenze ed è improbabile che si materializzi nelle conclusioni dell'incontro.
Si può andare invece verso un'attribuzione di maggiore responsabilità al Fondo monetario nella sorveglianza sui cambi. Per quanto riguarda l'aggiustamento degli squilibri globali, verrà individuato un "piano d'azione" di riforme strutturali, che ogni paese si impegna a intraprendere, e che dovrebbe ricevere poi l'imprimatur politico al vertice di Seul.
La bozza di comunicato discussa ieri sostiene che i paesi del G-20 «si muoveranno verso un sistema di cambi determinati dal mercato e si asterranno da sottovalutazioni competitive delle monete», oltre a ripetere l'abituale intento di «minimizzare gli effetti negativi di volatilità ccessiva e movimenti disordinati» dei cambi. La Cina non era fino a ieri neppure d'accordo sulla sua inclusione nel documento ufficiale. Alcuni osservatori di mercato ritengono possibile che Pechino, che detesta dare l'impressione di subire le pressioni internazionali, possa annunciare unilateralmente, prima del summit di Seul, un'ulteriore accelerazione del processo di rivalutazione dello yuan. Diverse sono le modalità in discussione. In un recente discorso a Istanbul, il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ricordava che una maggiore flessibilità del cambio può essere ottenuta anche con una fluttuazione all'interno di una banda-obiettivo mobile, in graduale apprezzamento. Questo consentirebbe tra l'altro di far percepire ai mercati la possibilità di movimenti del cambio nei due sensi, evitando scommesse sepculative a senso unico che accentuino i massicci afflussi di capitale che Pechino paventa. Anche ieri, l'Fmi ha ripetuto che per questa via i paesi asiatici sono a rischio bolla.
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22/10/2010
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