SINGAPORE PIANGE IL SUO LEADER E 'PADRE' LEE KWAN YEW
di Sonia Montrella
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Singapore, 23 mar.- Singapore piange il suo leader leggendario e padre fondatore Lee Kuan Yew, morto domenica a 91 anni dopo un mese di terapia intensiva per polmonite. La città-stato ha proclamato una settimana di lutto nazionale che terminerà il 29 marzo con i funerali di stato. Il feretro sarà esposto al palazzo del Parlamento da mercoledì a sabato.
Cordoglio dai principali leader mondiali: "Un visionario che guidò l'indipendenza di Singapore nel 1965 per farne uno dei Paesi più prosperi del mondo d'oggi" lo ha definito Barack Obama. Per il premier britannico David Cameron “è sempre stato un amico della Gran Bretagna anche nei momenti critici. Molti primi ministri hanno goduto dei suoi preziosi consigli, me compreso". Il presidente cinese Xi Jinping lo affiancherebbe "a Mandela. E' stato un amico della Cina e pioniere delle relazioni sino-singaporiane".
Lee Kuan Yew, che ha guidato e plasmato il Paese come premier dal 1959 al 1990 trasformandolo da colonia britannica sottosviluppata al 'miracolo economico asiatico', non si è mai allontanato dalla scena politica, oggi guidata da suo figlio maggiore Lee Hsien Loong.
Laureato a Cambridge in legge, Lee non indosserà mai la toga distinguendosi invece come leader politico emergente negli ultimi anni del controllo britannico di Singapore . L'ascesa è veloce: nel 1954 fonda il Partito di azione popolare (PAP) e nel '59 quando la città stato ottiene l'indipendenza viene nominato premier. Nel '63 Singapore viene annessa alla Malaysia, l'esperimento fallirà dopo due anni con l'espulsione della città. E' l'inizio del miracolo economico di Singapore favorito dalle politiche di apertura al mercato. L'architetto Lee, con una forte impronta autoritaria, disegna e trasforma anche la nuova società civile: innalzamento dell'alfabetizzazione, integrazione forzata per le quattro etnie principali; divieto di fumo, di masticare chewing gum e di 'sputare' in pubblico; incentivi a mettere su famiglia. Non tutti lo ammirano: alcuni lo criticano per le imposizioni, per il controllo sulla stampa e sugli oppositori, altri, sarcasticamente, lo definiscono una "tata": "se questo è uno Stato Tata, sono orgoglioso di averlo messo in piedi" gli manderà a dire nel suo libro “La storia di Singapore”.
D'altronde non ha mai nascosto le sue priorità: "Per prima cosa il welfare, la sopravvivenza delle persone. Poi i processi democratici che di tanto in tanto vanno interrotti". Quanto a egli stesso, chiarirà: "Ho sempre cercato di essere corretto, non politicamente corretto".
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