Pechino, 15 set- L'Economic Cooperation Framework Agreeement è realtà: l'accordo economico tra Pechino e Taipei -rivali dal 1949 - siglato finalmente la settimana scorsa, prevede l'eliminazione delle tariffe doganali da parte della Cina su 539 prodotti taiwanesi (pari al 16% dell'import della Repubblica Popolare nel 2009, per un totale di 13.84 miliardi di dollari) e, dall'altra parte dello Stretto, l'alleggerimento dei dazi su 267 prodotti cinesi (oltre il 10% delle importazioni dalla terraferma, per un valore di 2.86 miliardi di dollari. L'obiettivo è chiaro: tanto la Cina che Taiwan puntano ad un rafforzamento degli scambi commerciali per un volume d'affari stimato oltre i 100 miliardi di dollari all'anno; le aziende taiwanesi, inoltre, potranno accedere liberamente ai mercati bancari e assicurativi cinesi. Il presidente di Taiwan Ma Ying-jeou ha dichiarato che questo accordo creerà più di 260mila posti di lavoro (un aumento dell'1.7%) e aumenterà la competitività di Taiwan proiettandola di nuovo ai vertici delle economie asiatiche.
La controversia tra Cina e Taiwan risale alla fine della guerra civile, nel 1949, quando le forze comuniste di Mao Zedong trionfarono sui nazionalisti di Chiang-Kai-Shek, costringendoli alla ritirata sull'isola al largo della Cina continentale. Da allora Taiwan, che è diventata una delle economie più importanti della regione, si è sempre proclamata indipendente, mentre Pechino la considera alla stregua di una "provincia separata" sulla quale riprendere il controllo. Con l'avvio delle politiche di riforma di Deng Xiaoping e l'apertura della Cina al mercato, gli uomini d'affari taiwanesi sono stati tra i primi ad investire sull'economia dei 'fratelli separati'; l'elezione del presidente Ma Ying-jeou, avvenuta due anni orsono a Taipei, ha portato una schiarita nei rapporti tra i due lati dello Stretto, con l'istituzione di voli diretti dopo un blocco che durava da decenni e l'apertura ai turisti provenienti dalla madrepatria. "L'accordo è entrato in vigore il 12 settembre scorso - ha dichiarato ancora Ma ai microfoni di Taiwan Radio International - e spero che tutti i taiwanesi potranno trarne vantaggi economici per il loro business.
All'ECFA seguiranno nel giro di sei mesi altri negoziati, che potrebbero portare ad un'ulteriore giro di liberalizzazioni nell'export e nell'industria dei servizi". La visione conciliante di Ma, tuttavia, non viene condivisa da una parte della popolazione e dal partito all'opposizione (PPD), che vedono nel riavvicinamento economico il preludio di quello politico. In molti, infatti, temono che il modello "Un Paese-Due Sistemi" applicato alle ex colonie europee di Hong Kong e Macao possa fare scuola, e ricondurre definitivamente Taipei sotto l'ombrello di Pechino.
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