SICCITA': PREZZO DEL GRANO ALLE STELLE
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SICCITA': PREZZO DEL GRANO ALLE STELLE

SICCITA': PREZZO DEL GRANO ALLE STELLE

Economia
SICCITA': PREZZO DEL GRANO ALLE STELLE
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Pechino, 15 feb.- "Il mondo non risentirà della siccità che ha colpito la Cina. Abbiamo avuto sette anni di abbondanti raccolti e le scorte sono sufficienti a soddisfare la domanda interna. Non ci sarà alcuna ripercussione sul prezzo globale dei cereali". A rassicurare martedì la comunità internazionale è stato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Ma Zhaoxu, che ha dichiarato che le importazioni cinesi di grano dall'estero non superano il 5%. Ma mentre il governo è impegnato a buttare acqua sul fuoco e a minimizzare le conseguenze di quella che sembra essere la più grave siccità degli ultimi 200 anni di storia cinese (questo articolo), all'estero il timore si propaga a macchia d'olio facendo impennare i prezzi. Nonostante le dichiarazioni che arrivano da Pechino, sono in molti a ritenere che se le precipitazioni dovessero continuare a scarseggiare, i cinesi rischierebbero di dover affrontare il resto dell'anno con i granai semivuoti (le coltivazioni invernali, infatti, forniscono oltre il 90% della produzione annuale). Se così fosse, la Cina – da sempre autosufficiente – si ritroverebbe costretta a comprare dall'estero quantità di grano necessarie per sopperire alla carenza di scorte, creando così delle voragini nelle riserve di altri Paesi (questo articolo). Ipotesi, questa, così pericolosa da aver gettato nel panico molte economie, tra cui quella degli Stati Uniti dove l'incremento del 2% del prezzo del frumento si è registrato proprio dopo la diffusione del rapporto sul grado di allarme dei campi cinesi delle Nazioni Unite. Proprio a Chicago, infatti, il costo del grano è arrivato alle stelle toccando i 9,15 dollari per bushel (pari a circa 27 tonnellate) e raggiungendo il tetto massimo dal 2008.

 

Troppo pochi i millimetri di neve e pioggia artificiali che giovedì e venerdì sono caduti sugli aridi terreni del centro e del nord della Cina. Le precipitazioni volute la scorsa settimana dal governo (questo articolo) - mercoledì e giovedì le autorità hanno deciso di bombardare con preparati chimici i cieli di Pechino, Tianjin e delle province dello Hebei, Shanxi, Henan, Anhui, Jiangsu e Shandong le quali complessivamente hanno fornito il 67% della produzione totale di grano del 2009 – non sono bastate a placare la sete del Dragone. Secondo alcuni funzionari incaricati di monitorare le zone 'affette', solo un decimo delle aree messe in ginocchio dalla siccità ha ricevuto un'irrigazione sufficiente, sebbene solo momentanea. Nonostante sia ancora prematuro valutare i danni causati dalle scarse precipitazioni, sono già stati resi noti alcuni dati poco incoraggianti: 5,16 milioni di ettari dei 14 milioni di ettari di terreno coltivato a grano in Cina sono stati colpiti dalla siccità; oltre il 42% delle piantagioni concentrate nelle 6 province sono state distrutte, mentre 2,8 milioni di persone si ritrovano attualmente a corto di acqua potabile. "Se dopo le nevicate della scorsa settimana, il clima tornerà a essere più mite e le precipitazioni a scarseggiare non potremo più parlare di produzione bassa, ma di produzione zero" ha dichiarato un esperto dell'Università dell'Agricoltura dello Shandong che ha scelto di restare nell'anonimato.

 

Intanto per far fronte all'emergenza siccità, Pechino ha deciso di stanziare 12,9 miliardi di yuan (quasi 1,3 miliardi di euro) al fine di incentivare le coltivazioni e migliorare i sistemi di irrigazione. A ciò si aggiunge poi l'iniziativa del ministero delle Finanze che prevede sussidi da 9 a 11 dollari all'acro (circa 0,40 ettari) per aiutare economicamente i contadini  a irrigare i campi. Nel frattempo, su un altro fronte, il governo continua senza sosta la lotta all'inflazione su cui la siccità grava in modo massiccio: grano e altri generi alimentari, infatti, incidono per un terzo sull'indice dei prezzi al consumo, che secondo gli esperti non sembra destinato a diminuire.  Se a novembre e dicembre quest'ultimo era aumentato rispettivamente del 5.1% e del 4.6%, il mese scorso – ha reso noto martedì l'Ufficio  Nazionale di Statistica di Pechino - l'indice è salito al 4,9% rispetto al gennaio del 2010, ben al di là della soglia del 4% entro la quale il governo intende contenerlo.

 

di Sonia Montrella

 

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