Pechino, 1 mar. - "Alcuni giornalisti che si trovavano sul luogo delle proteste hanno violato le regole del giornalismo e sconvolto l'ordine pubblico. La polizia ha gestito la situazione nel modo più giusto". Questo il commento del ministero degli Esteri cinese a proposito delle polemiche sorte in seguito ad alcuni episodi legati alla seconda "protesta dei Gelsomini" cinese che hanno visto la polizia malmenare, interrogare e in alcuni casi trattenere alcuni reporter stranieri. "Molti media hanno lavorato in Cina per lungo tempo senza mai incontrare problemi" ha affermato la portavoce del ministro degli Esteri Jiang Yu nel corso di una conferenza durata 90 minuti. "Perché alcuni giornalisti si ritrovano sempre nei guai? E' molto strano. I reporter dovrebbero rispettare di più le leggi e i regolamenti".
Nel frattempo, mentre sul web i misteriosi organizzatori si fanno vivi con un nuovo appello. "Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, domenica il movimento si è diffuso in oltre cento città cinesi, ben al di là delle 27 che avevamo indicato - si legge in un messaggio pubblicato sul web - stiamo analizzando la situazione e indicheremo presto le città e i luoghi precisi dove si terrà il prossimo round delle 'Proteste dei Gelsomini', previsto per le 14 di domenica 6 marzo. Mandiamo i nostri saluti a tutti i cittadini cinesi che stanno prendendo parte a questo nobile movimento!". Le manifestazioni dei gelsomini somigliano sempre di più' ai 'flash mob', i raduni-lampo in luoghi pubblici organizzati via internet: i nuovi inviti alla protesta sono stati diffusi attraverso Facebook, Twitter e altri social network oscurati in Cina, ma ai quali una certa elite riesce ad accedere attraverso l'utilizzo dei vpn, reti alternative che si appoggiano a server stranieri per eludere la censura. "Presentatevi nei luoghi prefissati e non fate nulla, se non passeggiare e sorridere - recitavano gli inviti alla manifestazione di domenica - un governo autoritario può temere anche le passeggiate e i sorrisi". Ma a Wangfujing, la strada dello shopping di Pechino scelta come teatro delle manifestazioni, di sorrisi se ne sono visti pochi: la polizia ha schierato centinaia di mezzi e uomini in uniforme e in borghese, che hanno reagito nervosamente alla folla, composta in apparenza soprattutto da passanti della domenica pomeriggio. La tensione generata dalla folla è aumentata, un reporter di Bloomberg News è stato preso a calci e a pugni da un gruppo di uomini in abiti civili, un giornalista di Taiwan è stato picchiato, e numerosi altri sono stati spintonati. Due troupe televisive tedesche sono state trattenute in stato di fermo per diverse ore e tre giornalisti italiani sono stati convocati d'urgenza alle stazioni di polizia per un promemoria "sulle norme vigenti per i media stranieri".
Scene simili si sono verificate anche a Shanghai - dove si era radunato circa un centinaio di persone e almeno tre sono state portate via dalle forze dell'ordine - e a Canton, mentre non si hanno notizie certe su altre città cinesi. Alcune ambasciate straniere hanno reagito con messaggi di protesta: "Questo tipo di minacce e intimidazioni sono inaccettabili - si legge in un comunicato dell'ambasciatore USA Jon Huntsman, che si era presentato al primo appuntamento suscitando polemiche tra i cinesi - sono infastidito dal fatto che la polizia cinese non sia in grado di proteggere i reporter stranieri che fanno il loro lavoro". "Chiediamo alla polizia cinese di rispettare i diritti dei giornalisti a lavorare liberamente, e anche di assicurare la loro incolumità fisica". Pechino, intanto, è pronta ad un giro di vite sulla sicurezza: la data delle prossime "proteste dei gelsomini" coincide con i primi giorni di uno degli appuntamenti politici più importanti dell'anno, l'Assemblea Nazionale del Popolo, che aprirà i lavori sabato prossimo. Le pattuglie di polizia per le strade della capitale si sono moltiplicate e le automobili in entrata da fuori città vengono sottoposte a severi controlli. Ma le centinaia di arresti di dissidenti e attivisti delle ultime settimane non sono riuscite a interrompere il flusso di inviti alla protesta via web: l'establishment cinese, a questo punto, potrebbe trovarsi di fronte a una nuova, sconosciuta generazione di contestatori, da fronteggiare proprio mentre l'inflazione è alle stelle e la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più.
di Antonio Talia
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