Shanghai vola ma si protegge dal rischio bolla
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Shanghai vola ma si protegge dal rischio bolla

Shanghai vola ma si protegge dal rischio bolla

‘L'AUTUNNO DEL DRAGONE
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Un autunno con lo sguardo rivolto alla Cina? No, non si tratta del consueto virus asiatico, ma di un altro tipo di influenza che i mercati finanziari e l'economia del Dragone esercitano sul resto del mondo «occidentale». In fondo ne abbiamo avuto un assaggio in questo assolato agosto: a ogni indicazione macro o movimento delle Borse proveniente da Shanghai (+100% da inizio anno ai primi di agosto, prima di subire un tonfo del 16% nel giro di 10 sedute) è corrisposta una reazione simile, anche se meno accentuata, sui listini europei e negli Usa.
A pensarci bene, però, queste concatenazioni destano sorpresa fino a un certo punto: «È comprensibile – spiega Donatella Principe di Schroders – che se in passato si guardava prima di tutto agli Usa, adesso si considerino Paesi come la Cina, perché sono in grado di portare la crescita al resto del mondo, in special modo all'Europa costretta ad affidarsi all'export». L'influenza della Cina è del resto anche collegata alla forza di reazione che il Dragone ha mostrato alla tempesta del 2008: «È stato il primo Paese a muoversi concretamente per affrontare la crisi, varando un maxipiano fiscale da 580 miliardi di dollari, e adesso è anche il primo a iniziare a intraprendere mirate misure di raffreddamento per evitare bolle speculative nel settore immobiliare e in Borsa», osserva Rossana Brambilla di Sella Gestioni. Che lo si voglia o no, insomma, la Cina conferma il suo ruolo da apripista, e non potrebbe essere altrimenti visto che a conti fatti quella dell'ex Impero Celeste è stata una delle poche economie in grado di evitare una recessione e anzi si prevede un Pil 2009 in crescita del 7,5%.
Se i segnali di cambiamento in campo economico e finanziario sono innegabili, sembra tuttavia prematuro parlare di rivoluzione copernicana: «Anche se questa crisi è stato un crash test importante – conferma Principe – la Cina non è pronta a rilevare il testimone di leader mondiale perché le mancano alcune caratteristiche strutturali: non è ancora un partner politicamente affidabile, così come come non ha una moneta al livello del dollaro». «Più che a uno scontro fra giganti – aggiunge Brambilla – preferisco pensare a due forze complementari in azione: gli Usa sono stati e restano il motore dei consumi, la Cina quello della produzione e degli investimenti. Per la ripresa globale c'è bisogno di entrambi».
Bisogna poi considerare un ulteriore fattore: se la Cina si avvia a essere il centro del mondo dell'economia reale, deve invece fare ancora molta strada a livello finanziario. «Sotto questo aspetto – sottolinea Marco Piersimoni, advisor di Pictet Funds la direzione la segna nel bene e nel male sempre Wall Street: da là è partita la crisi del 2008 e da là arriverà anche il segnale definitivo di ripresa. L'esperienza mostra che gli scossoni sul mercato cinese, come quelli del febbraio 2007 o delle scorse settimane, hanno sugli altri listini un impatto limitato nel tempo».
In effetti il peso reale dei mercati di Shanghai, Shenzhen e Hong Kong nel panorama finanziario internazionale (vedi articolo nella pagina a fianco) resta fonte di discussione. Ciò non toglie che da più parti si guardi con crescente preoccupazione alle misure che Governo e Banca centrale cinese vareranno nelle prossime settimane per frenare un mercato e un'economia un po' troppo esuberanti. Saranno dunque in grado di mettere i bastoni fra le ruote dei mercati azionari? «Non temo contraccolpi sul resto del mondo – risponde Brambilla – se gli interventi delle autorità cinesi saranno mirati come quelli degli ultimi giorni: in fondo limitare gli eccessi per raggiungere una crescita sostenibile è interesse di tutti».
Le insidie d'autunno sembrerebbero dunque da ricercarsi altrove: «I mercati euforici hanno sposato la tesi di una ripresa a "V" – sostiene Piersimoni – ma a riportarli sulla terra potrebbero contribuire un afflosciamento della crescita una volta venuti meno gli stimoli fiscali e monetari, un rialzo dei tassi a lungo termine o un'improvvisa fiammata dei prezzi delle materie prime». E almeno su quest'ultimo punto, l'affamato Dragone cinese sarà da tenere d'occhio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

29/08/2009
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