Shanghai, 16 nov.- "Scene dall'inferno". Sono le prime parole con le quali Daniele Mattioli, fotografo italiano residente a Shanghai, racconta ad AgiChina24 una tragedia vissuta da spettatore in prima fila. "Vivo in un palazzo a 300 metri dal grattacielo che questa mattina ha preso fuoco. Ero a pranzo con una mia amica quando abbiamo saputo che in un edificio vicino a Jing'an Temple – cuore pulsante di Shanghai dove si concentra la comunità occidentale d'affari – era divampato un incendio. Sono corso con la macchina fotografica, ma quando sono arrivato la zona era già recintata e mi sono potuto avvicinare solo a 200 metri".
Il bilancio delle vittime del vasto incendio che ha inghiottito un grattacielo a Shanghai e' salito a 53 e intanto le autorita' cinesi sono a caccia dei responsabili. Il rogo e' divampato per diverse ore lunedi', scatenando il panico tra i residenti, mentre un'intensa colonna di fumo nero si levava nei cieli della capitale commerciale cinese. L'edificio di 28 piani situato in uno dei quartieri piu' densamente popolati della metropoli, abitata da quasi 20 milioni di persone, era in fase di ristrutturazione: le fiamme hanno avvolto rapidamente i ponteggi e si sono diffuse poi alla struttura. Gli inquirenti non hanno ancora indicato alcuna causa che ha innescato l'incendio. Una donna che viveva nell'edificio ha raccontato a Xinhua di aver denunciato alcuni operai edili che lasciavano cadere mozziconi di sigarette in giro per l'edificio; un altro testimone ha raccontato al Times che le fiamme potrebbe essere state innescate da qualcuno che faceva lavori di saldatura.
Daniele è ancora sotto shock mentre si sforza di ricostruire l'accaduto. Le vittime sono ancora 12 nel momento in cui AgiChina24 intervista telefonicamente il fotografo italiano. L'edificio avvolto nelle fiamme in un lunedì mattina qualunque fa parte di un blocco di tre grattacieli di 30 piani costruito nel 1998: nuovo secondo un'accezione occidentale, ma vecchio per gli standard cinesi. Dopo l'Expo la corsa a rinnovare la città non si è fermata e tre settimane fa il "Teacher's building" – il nome del palazzo che ospiterebbe molti insegnanti in pensione – è stato ingabbiato nelle impalcature per un'opera di restauro. Via le mattonelle, nuova facciata. Come un copione già noto, a popolare il cantiere arrivano per primi gli operai.
E sarebbe proprio uno di loro ad aver causato l'incendio: la versione più accreditata che circola tra gli agenti della sicurezza - e che è stata riportata anche dallo Shanghaiist – è che un operaio durante la pausa si sarebbe addormentato accanto al telo verde che avvolge le impalcature con la sigaretta accesa; il mozzicone avrebbe innescato le fiamme che sono divampate entrando in contatto con l'isolante che gli operai stavano applicando sulla facciata dell'edificio. "Sono stati proprio gli operai i protagonisti della scena più straziante: una quindicina di loro sono rimasti intrappolati sul tetto dell'edificio in attesa che l'elicottero potesse avvicinarsi per trarli in salvo. Ma sono in pericolo di vita: a divorarli non sono le fiamme, che hanno invece ridotto in cenere gli appartamenti dei piani inferiori, ma il fumo nero che rischiava di soffocarli".
I morti accertati sono 12 secondo l'agenzia di stampa cinese, ma la conta dei morti – come purtroppo spesso avviene in questi casi – è destinata a salire. "E' poco credibile che i morti siano "solo" 12: i vigili del fuoco ci hanno messo sei ore per domare le fiamme, le 12 vittime finora accertate sono probabilmente decedute per soffocamento, non per le ustioni. Il numero ufficiale delle vittime sarà noto solo quando i vigili potranno entrare negli appartamenti e recuperare i corpi carbonizzati di chi è rimasto intrappolato". Ritrovarsi coinvolti in un incendio all'interno di un grattacielo cinese è un timore ricorrente tra gli italiani che popolano la comunità internazionale dei grandi conglomerati urbani cinesi.
"La sicurezza negli edifici è approssimativa, non oso immaginare il panico che si è scatenato all'interno dell'edificio: provare a uscire da un grattacielo cinese di 30 piani in fiamme con gli ascensori che si bloccano e le scale di sicurezza spesso impraticabili, è pressoché impossibile. Abbiamo potuto assistere alla tragedia solo dall'esterno, e devo dire che i soccorsi sono stati immediati: la Cina è abituata a gestire emergenze di proporzioni a noi impensabili, e a pochi minuti dall'allarme la zona era già perfettamente recintata e i primi feriti soccorsi. Molte persone sono state tratte in salvo dalle gru: le impalcature hanno fornito un sostegno ai pochi fortunati che sono riusciti ad arrampicarsi e a scendere in basso. Non ho visto personalmente persone gettarsi dalle finestre, ma alcuni testimoni oculari che mi hanno preceduto hanno raccontato a Shanghaiist di aver visto figure umane lanciarsi dai piani alti in una disperata fuga dalle fiamme".
Le fiamme si sono diffuse rapidamente anche a causa dei boiler attaccati fuori accanto alle finestre: "Ogni tanto si sentiva qualche scoppio: gli impianti a gas hanno generato una serie di esplosioni a catena". La reazione dei cittadini shanghaiesi ha impressionato il nostro connazionale: a dimostrare tempismo non sono state solo le autorità nell'organizzazione dei soccorsi, ma anche gli ordinari cittadini che nel giro di pochi minuti si assiepavano in migliaia sotto l'edificio. "A colpirmi sono stati i numeri ma soprattutto le reazioni contrastanti che ho potuto registrare: i condomini piangevano per la perdita della casa, chi veniva tratto in salvo faceva segno di vittoria dimenandosi in una euforia eccessiva, a metà tra un sorriso gioioso e uno sghignazzo. I cinesi hanno un rapporto con la sopravvivenza molto incisivo, e anche nella morte sembra prevalere un senso di competizione: sopravvivere si riverbera in una sensazione di potere. Poca solidarietà, molto assiepamento da circo: centinaia di persone sgomitavano per farsi posto in prima fila: la tragedia di alcune persone sembrava essersi tramutata per una indistinta massa critica in un film in 3D". Dopo sei ore, l'edificio carbonizzato è rimasto in piedi, nessun segno di cedimento strutturale. Il cemento cinese sembra resistere al fuoco.
di Alessandra Spalletta
Foto di Daniele Mattioli
AgiChina24 ringrazia per la collaborazione Emanuela Verrecchia, avvocato e consulente in marchi presso lo studio inglese ROUSE in Cina.
Ultimo aggiornamento: lunedì 15 novembre alle 17.30 (ora italiana).
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