Shanghai perfetta e deserta
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Shanghai perfetta e deserta

Shanghai perfetta e deserta

cina
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Dal nostro corrispondente
Luca Vinciguerra
L'ampio viale alberato che conduce verso il centro urbano è un monumento all'ordine e alla pulizia. I marciapiedi sono tirati a lucido. Le piante sono curate in modo maniacale. Le auto si contano sulle dita di una mano. Benvenuti a Lingang, un sobborgo di Shanghai dove ci sono sicuramente più giardinieri, netturbini e vigili urbani che abitanti. Più che un sobborgo, per la verità, Lingang è una città satellite. Con una storia breve che rappresenta icasticamente gli eccessi dell'industria immobiliare cinese.
Una decina di anni fa, la Municipalità di Shanghai lancia un bando internazionale per la realizzazione di un nuovo centro urbano a una quarantina di chilometri a sud della città. Meinhard Von Gerkan vince a mani basse la gara, presentando un progetto molto originale che piace da impazzire alla nomenklatura shanghainese. «Nata da una goccia» (è questo lo slogan coniato dall'architetto tedesco per Lingang) prevede la costruzione della futura cittadina sulle rive di un lago artificiale di forma circolare dal diametro di quasi 3 chilometri. Nei piani del progettista, entro il 2020, il nuovo satellite metropolitano dovrà essere in grado di accogliere 800mila persone.
Nel 2005 le ruspe si mettono in azione. Per prima cosa, viene effettuato il colossale scavo per ospitare il "Lago della Lacrima", perno dell'idea di Von Gerkan. Dopo di che, tutt'intorno al nuovo bacino artificiale vengono costruiti 40 chilometri di strade, 24 ponti, canali e canaletti, un museo, e milioni di metri cubi di cemento a uso residenziale e commerciale. Finora la realizzazione del progetto ha richiesto 23 miliardi di yuan (2,6 miliardi di euro) di investimenti infrastrutturali che sono stati sostenuti dalla Municipalità, più altri 120 miliardi di yuan (13,7 miliardi di euro) erogati da un pool di immobiliaristi privati per costruire le zone residenziali della nuova cittadina.
Sotto il profilo estetico, il risultato è eccellente. Tuttavia, sebbene i progettisti continuino a immaginare un futuro radioso per la loro creatura, passeggiando sul lungolago di Lingang, una domanda sorge spontanea: chi sta pagando, e chi pagherà, il conto per la costruzione dell'avveniristica città fantasma? Probabilmente, un po' tutti. Pagheranno le banche che hanno erogato generosi finanziamenti al progetto. Pagheranno i costruttori che sull'operazione Lingang rischiano di lasciarci le penne. Pagherà il pubblico erario che sarà costretto a ripianare il buco sulle spalle dei contribuenti cinesi.
Lingang è solo uno dei tanti maxi-flop immobiliari realizzati nell'ultimo decennio oltre la Grande Muraglia. In ogni angolo del Paese ci sono quartieri, villaggi, cittadelle vuote e desolate in attesa di compratori che non arriveranno mai. Lì la tanto temuta bolla immobiliare è scoppiata da tempo. Questione di poco e scoppierà anche nel resto del Paese, avvertono gli esperti.
Dopo aver sottovalutato il problema per lungo tempo, alla fine del 2010 il Governo cinese, spaventato dall'improvvisa fiammata inflazionistica, ha varato una serie di misure restrittive per calmierare i prezzi del mattone che avevano raggiunto livelli da capogiro. Dopo quasi un anno, quei provvedimenti stanno iniziando a produrre effetti. Ma la tanto auspicata frenata della domanda ha aperto un altro problema inaspettato. Qualche settimana fa, a Shanghai, 300 persone inferocite sono scese in piazza per protestare contro il taglio dei prezzi degli appartamenti nel loro complesso residenziale.
Così la nomenklatura - che, in vista della grande transizione ai vertici del Partito Comunista dell'ottobre 2012 è ossessionata più che mai dallo spettro delle rivolte sociali - ha scoperto che la casa è un argomento molto delicato. Che rischia di far arrabbiare la gente sia se costa troppo, sia se costa troppo poco. Meglio, quindi, procedere con i piedi di piombo. Anche perché il mattone resta uno snodo cruciale dell'economia cinese. Qualche cifra. Oggi il real estate genera il 10% del prodotto interno lordo. Gli investimenti immobiliari rappresentano oltre il 20% degli investimenti fissi lordi. Il settore immobiliare assorbe circa il 30% dei beni finali prodotti dall'industria nazionale.
Visti i numeri in gioco, cosa accadrebbe se il mercato immobiliare cinese dovesse davvero crollare? «Da qui alla fine dell'anno i prezzi dovrebbero scendere ulteriormente, portando al 10% la flessione complessiva registrata dal settore nel 2011 - osserva un consulente immobiliare - per ora, il mercato è in grado di assorbire questa contrazione, ma se nel 2012 le quotazioni dovessero scendere di un altro 10% sarebbero guai per tutti».
Intanto, mentre la bolla immobiliare cinese fa tremare il mondo intero, da Amburgo il vulcanico Von Gerkan continua a parlare della sua città fantasma con toni entusiastici, sostenendo che Lingang diventerà uno dei principali hub portuali e logistici di tutta la Cina. Il tempo dirà se l'armonica simbiosi tra vita quotidiana, lavoro e divertimento, immaginata dall'architetto tedesco sulle rive del Lago della Lacrima, diventerà realtà. Oppure, se resterà una folle e costosa utopia.
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segnali di bolla
Contro la crescita dei prezzi il governo cinese ha preso misure (vietato comprare la seconda casa, tasse sui terreni edificabili e tassi d'interesse più alti) che stanno dando i primi effetti

24/11/2011
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