Shanghai, 17 settembre - La caduta libera dell'economia di Shanghai, prima metropoli commerciale della Cina, ha subito una battuta di arresto nel mese di agosto. E' il risultato dei dati diffusi ieri dalle Dogane di Shanghai relative alla performance commerciale della città nel mese scorso. Ad agosto le esportazioni sono diminuite del 23% rispetto ad un anno fa, raggiungendo un valore di 12,1 miliardi di dollari, e le importazioni sono calate del 13,3% a 11,5 miliardi di dollari di volume. L'Unione Europea rimane il primo partner commerciale della metropoli, sebbene il volume d'affari sia diminuito del 26,9% su base annua, a raggiungere i 4,9 miliardi di dollari. Al secondo posto seguono gli Stati Uniti con un volume d'affari 4 miliardi di dollari, e il Giappone a 3,2 miliardi di dollari, entrambi in calo.
In confronto a luglio, quando le esportazioni segnavano un -24,1% di tasso di crescita e le importazioni il -14,8%, il miglioramento c'è stato, ma a questo ritmo la ripresa sembra lungi dall'essere sostenibile e l'obiettivo della crescita economica del 9% da raggiungere nel 2009, come fissato dal governo locale, non pare a portata di mano.
Nei primi sei mesi dell'anno l'economia di Shanghai è cresciuta in media del 5,6%, un record nella scala di valori che negli ultimi 17 anni ha sempre registrato dati a due cifre. Secondo gli esperti la colpa di un impatto così acuto della crisi economica globale è da attribuire al modello economico della città: troppi prodotti ad alta intensità di lavoro e ancora poca tecnologia sarebbero le cause primarie di una ripresa difficile. Shanghai esporta, infatti, principalmente tessile, calzature e mobili, tutti settori a forte impiego di manodopera e che risentono dell'innalzamento del costo del lavoro anche nella fabbrica del mondo. Da esempio valgano i dati del tessile: ad agosto le esportazioni sono scese del 5,3% rispetto già al mese di luglio, hanno generato un fatturato di appena 1,46 miliardi di dollari, quasi irrisorio se si pensa alla diffusione mondiale dei prodotti tessili Made in China. Chi guarda più in là suggerisce di cambiare strategia. Sostituire biotecnologie e vetture ecologiche a magliette e ciabatte aiuterebbe la città a tornare all'antico splendore.