SFIDA CON GOOGLE, BATTAGLIA SENZA VINCITORI
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SFIDA CON GOOGLE, BATTAGLIA SENZA VINCITORI

SFIDA CON GOOGLE,
BATTAGLIA SENZA VINCITORI

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SFIDA CON GOOGLE, BATTAGLIA SENZA VINCITORI
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Roma, 1 apr.- Una battaglia senza vincitori ne' vinti. La sfida che vede schierati, da una parte, Google e, dall'altra, il governo cinese, rischia di sgonfiarsi come una bolla di sapone, almeno nel breve periodo. E' quanto e' emerso dalla tavola rotonda 'Google contro la Cina: chi vince e chi perde', organizzata dall'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), in collaborazione con AgiChina24.it, nelle sede milanese dell'Ispi. I relatori - Alessandro Amadori (Coesis research); Axel Berkofsky (Ispi); Luca de Biase ('Il sole 24 ore'); Paolo Pobbiati (ex presidente della sezione italiana di Amnesty international); e Antonio Talia per AgiChina24.it, in collegamento da Pechino - hanno ripercorso le fasi dello scontro che ha portato il gigante di Mountain View a chiudere il portale della Cina continentale e le implicazioni
geopolitiche della vicenda. Si tratta del terzo "evento significativo" in pochi mesi di frizioni tra Washington e Pechino, ha ricordato Berkofsky, il quale ha citato i precedenti dell'approvazione da parte del Congresso Usa della vendita di armi a Taiwan e
l'incontro tra il Dalai Lama e il presidente Barack Obama. Ma - ha continuato - i rapporti tra le due superpotenze "sono forti" e il problema con Google "e' sparito dall'agenda della diplomazia americana" in breve tempo. "I problemi veri sono altri: la valuta cinese, i casi all'esame del Wto, e la questione delle sanzioni all'Iran", ha spiegato. Dello stesso avviso e' stato Amadori che ha, pero', ampliato la prospettiva di osservazione della vicenda. Secondo il ricercatore del Coesis, dietro alla battaglia Google-Cina si cela uno "scontro tra modelli culturali". Da una parte il modello "leading" delle societa' autoritarie con strutture verticale; dall'altra quello "societing" di quelle dove gli attori sociali sono invitati a "co-costruire" i valori del mondo in cui vivono. "E' una partita aperta", ha osservato, "senza vincitori nel breve periodo: e' la partita di questo secolo, ormidabile e cruciale, su cui si costruira' il futuro dell'umanita' e sulla quale nessuno al momento puo' dare una risposta precisa". Pobbiati, dal canto suo, ha sottolineato come, in vicende di questo tipo, la "responsabilita' della aziende occidentali sia pesante, perche' hanno il potere enorme di fare la differenza in relazione alle violazioni dei diritti umani". "Una societa' complessa deve imparare a metabolizzare il dissenso - ha osservato - e la Cina non sembra in grado di farlo".Talia, infine, ha riportato le testimonianze di alcuni dei piu' influenti
blogger cinesi sul caso. "I perdenti sono Google e il governo cinese; i vincenti sono QQ, Sugou, e altri piccoli motori di ricerca cinesi", ha commentato Zhou Shuguang, alias "Zuola". "Da una prospettiva commerciale, e' opinione diffusa in Cina che la scelta di Google sia imputabile ai bassi profitti nel mercato cinese, seppur quest'ultimo sia il piu' grande al mondo con ben 384 milioni di utenti", ha sostenuto.
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