Pechino, 22 feb. - L'Anno della Tigre è iniziato, i festeggiamenti si sono conclusi ed è tempo di bilanci per la "Settimana d'Oro" del Capodanno Cinese, il periodo dell'anno in cui - insieme alla festa nazionale del Primo Ottobre - per tradizione la Cina spende di più. I dati ufficiali mostrano un andamento positivo: la Settimana d'Oro è stata caratterizzata da consumi per 340 miliardi di yuan (più di 35 miliardi di euro), un incremento del 17.6% rispetto al 2009; bene il turismo, per un totale di 64.6 miliardi di yuan (circa 6.5 miliardi di euro) che equivale a un +27% rispetto allo scorso anno, anche se circa il 75% dei circa 125 milioni di cinesi che si sono concessi un viaggio (tra i quali non sono compresi i lavoratori che tornano dalle famiglie) lo ha fatto per delle brevi gite fuori porta di una sola giornata. I turisti che si sono concessi almeno una notte in hotel sono poco meno del 30% del totale; i biglietti aerei hanno raggiunto quota 4.6 miliardi di yuan (circa 470 milioni di euro) e in biglietti ferroviari è stato speso un totale di 2.8 miliardi di yuan (più di 280 milioni di euro). Sul fronte dei consumi, a Shanghai l'Anno della Tigre si apre meglio dell'Anno del Bufalo: i dati diffusi dalla Shanghai Municipal Commission of Commerce mostrano un +15.8% anno su anno per un totale record di 5 miliardi di yuan; a guidare la cavalcata dello shopping ci sono ancora una volta supermercati e botteghe che, da soli, totalizzano circa 2.3 miliardi di yuan. Ma anche nella capitale si ride: nei sette giorni di festeggiamenti del Capodanno Cinese le vendite a Pechino sono aumentate del 15% rispetto all'anno scorso; secondo le statistiche della Beijing Municipal Commission of Commerce, negozi e ristoranti hanno incassato circa 3.48 miliardi di yuan, 450 milioni in più rispetto al 2009. I beni più richiesti? Gioielli in oro, articoli per la casa, pasti al ristorante a pacchi regalo per il nuovo anno; la catena Caibai, leader nelle gioie, ha aumentato del 16% le vendite rispetto all'anno scorso. L'atmosfera nei principali centri commerciali delle due megalopoli sembra più rilassata, mentre la provincia del Guangdong si trova a fronteggiare nuovi cali della manodopera: secondo il quotidiano cinese Commercial Times sono circa due milioni gli operai necessari nella roccaforte del manifatturiero cinese. Tra le ragioni della penuria di lavoratori, l'aumento degli ordini e la decisione di molti immigrati interni di rimanere nelle province d'origine anche dopo la fine del Capodanno Cinese.