ADV
Si può dire allora che gli emergenti sono fuori dalla prima crisi finanziaria internazionale da decenni a questa parte di cui sono stati più vittime che compartecipi? Bisogna fare attenzione a un fattore di vulnerabilità importante, non a caso sottolineato sia dall'Fmi nel suo aggiornamento del Global Financial Stability Report, sia dalla Banca dei regolamenti internazionali nel suo rapporto annuale, entrambi appena pubblicati, oltre agli effetti dello stallo nelle economie avanzate. Ed è la brusca caduta dei prestiti bancari internazionali, un credit crunch molto più accentuato di quello, già pesante, avvenuto sui mercati interni.
Nel secondo trimestre di quest'anno, i prestiti verso le economie emergenti sono stati ancora meno che nella fase di paralisi totale dei mercati, nell'autunno 2008, e sono andati per la quasi totalità verso l'Asia. Le emissioni di obbligazioni e azioni sono invece in forte ripresa, e meglio distribuite. Le case madri bancarie hanno inoltre in genere mantenuto i finanziamenti alle loro controllate che operano sui mercati emergenti.
Il deflusso di capitali comunque è un elemento di rischio significativo. La marcia indietro della globalizzazione finanziaria degli ultimi dieci anni è in atto. Le previsioni delle istituzioni ufficiali e del settore privato concordano che questa tendenza è probabilmente destinata a continuare. Ma, come la ripresa, avverrà in modo disuguale. Chi ha più da rimetterci sono i paesi che si sono affidati per lo sviluppo degli ultimi anni ai capitali esteri. L'Fmi indica fra le aree più vulnerabili l'Europa emergente e i paesi dell'ex Unione Sovietica, anche se sono proprio quelle dove il Fondo stesso ha contribuito ai tentativi di stabilizzare la situazione. Certamente, a differenza di crisi passate, mercati e investitori sembrano aver imparato a discriminare fra chi ha tenuto la casa in ordine e chi no.
www.ilsole24ore.com/economia
Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli
15/07/2009
Condividi
ADV