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Molti analisti sottolineano che le misure governative finalizzate a raffreddare il credito bancario e il settore immobiliare – per prevenire un balzo dei prezzi degli asset e anche dei beni di consumo – stanno cominciando ad avere effetti: niente su cui drammatizzare ipotizzando un improbabile "hard landing", visto che l'indice ufficiale resta per il sedicesimo mese consecutivo sopra la soglia della tendenza espansiva. Ma il nervosismo degli operatori – connesso ad altri fattori internazionali, con i rinnovati dubbi sulla domanda nelle economie avanzate – sembra esser stato amplificato dalla prospettiva di un rallentamento del passo della locomotiva cinese di qui a fine anno. Ieri Fan Janping, capo del dipartimento di previsioni economiche allo State Information Center, ha indicato che nel quarto trimestre il tasso annuale della crescita cinese dovrebbe rallentare all'8,2%, dopo l'11,9% del primo trimestre e una stima del 10,5% nel secondo e del 9,5% nel terzo trimestre.
In questo contesto, è stata ignorata una buona notizia proveniente dal Giappone: il rapporto Tankan della banca centrale nipponica ha segnalato che per la prima volta da due anni l'indice della fiducia delle grandi imprese – barometro delle prospettive dell'economia – ha evidenziato un segno positivo (+0,1, con un miglioramento di 15 punti rispetto a marzo). Secondo il Tankan, la ripresa – trainata da un rapido recupero delle esportazioni – sta allargandosi sia in termini di settori industriali sia in quelli della dimensione delle imprese (estendendosi alle piccole e medie aziende), mentre gli investimenti di capitale appaiono in buon miglioramento. L'indice Nikkei, però, ha chiuso ai minimi da fine novembre 2009, scendendo del 2%: più del Tankan – promotore di uno spunto iniziale della Borsa – ha influito il segnale proveniente dalla Cina e la forza dello yen, che sta ridiventando lo spauracchio delle imprese nipponiche.
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02/07/2010
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